Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona: fronte comune antismog

Le quattro città lombarde stanno lavorando a un protocollo condiviso di azioni per contrastare l'inquinamento atmosferico
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Non più risposte singole decise a macchia di leopardo dai municipi, ma una serie di provvedimenti condivisi tra i diversi comuni.

È quanto stanno cercando di fare Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona, intenzionate a dare vita a un protocollo di azioni d’emergenza per contrastare l’inquinamento atmosferico.

Un esperimento inedito, ma necessario, viste le difficoltà emerse periodicamente a trovare rimedi allo smog.

Durante un incontro ieri pomeriggio a Mantova, l’assessore all’Ambiente in Loggia, Gianluigi Fondra, ha incontrato i suoi colleghi Graziella Leyla Ciagà (Bergamo), Andrea Murari (Mantova) e Alessia Manfredini (Cremona) per lavorare a un documento da presentare lunedì 22 febbraio in Regione.

Da un lato si torna a chiedere al Pirellone, dopo un primo rifiuto, di assumere il ruolo di guida a livello lombardo per prevenire e affrontare il superamento dei limiti delle polveri sottili, un tema che ha tenuto banco tra dicembre e gennaio in tutta la pianura Padana. Dall’altro si cercano misure condivise da estendere il più possibile nei territori interessati. Finora i comuni si sono mossi in ordine sparso, ottendendo scarsi risultati. L’idea è che ampliando il raggio d’azione si possano combattere in maniera più efficace pm10, pm2,5 e altri veleni che finiscono nei nostri polmoni.

Si tratterebbe, insomma, di replicare più in grande il lavoro che la Loggia ha avviato con i centri dell’area critica bresciana, con una certa fatica, fatto per stabilire interventi su porzioni omogenee di territorio.

Il «codice di comportamento» stabilito tra Brescia, Bergamo e Mantova dovrebbe dunque essere esteso anche ai municipi delle rispettive province. Proprio Brescia ha proposto di incaricare l’osservatorio «Aria Bene Comune», costituito di recente, di individuare le migliori strategie per contrastare l’inquinamento atmosferico, soprattutto nelle sue fasi più acute.

La proposta delle quattro città lombarde è di fatto la prima che va nella direzione auspicata da tempo in tutto il nord Italia: rispondere in modo unitario a un’emergenza che riguarda indistintamente la fascia che da Torino arriva a Venezia. 

Ora si tratta di riempire questi intenti di contenuti. Il blocco dei diesel Euro 3? L'abbassamento della temperatura negli edifici? Ulteriori limitazioni alla circolazione? Sconti per chi usa i mezzi pubblici? Il percorso è appena iniziato.

L’arrivo della primavera segna solitamente una diminuzione delle polveri sottili nell’aria (anche se l’estate porta sempre con sé il problema dell’ozono), ma le condizioni atmosferiche incidono molto e cambiano la situazione di anno in anno. Nel marzo 2014, ad esempio, si registrarono una decina di giorni consecutivi di superamento del limite dei 50 microgrammi per metro cubo d'aria tra città e provincia. L'anno scorso, invece, andò meglio. A questo punto è probabile che il protocollo possa essere realmente operativo per il prossimo autunno, quando si ripresenterà il problema. Per non farsi trovare impreparati, divisi, con misure prive di efficacia, decise peraltro in maniera lenta, com’è accaduto nei mesi scorsi nei diversi centri della Lombardia, Brescia compresa. 

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