Bonometti (Omr): «Ho perso un grande amico»

Il presidente su Sergio Marchionne: ha cambiato il rapporto tra lavoratore e impresa
Amici: Bonometti  e Marchionne - Foto © www.giornaledibrescia.it
Amici: Bonometti e Marchionne - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Ho perso un grande amico». È sgomento Marco Bonometti, presidente del gruppo Omr e Confindustria Lombardia relativamente al precipitare delle condizioni di Sergio Marchionne. «Sergio è stato un grande manager internazionale. Ma prima di tutto uomo onesto, corretto con un forte senso del rigore e del dovere. Era determinato, non scendeva mai a compromessi».

Come ha conosciuto Marchionne? «A Torino, era da poco arrivato alla Fiat ed aveva convocato una riunione dei fornitori. A quell’incontro era arrivato in ritardo; quella mattina era partito alle 6 in elicottero per lo stabilimento di Termoli dove si erano fermate le linee della Punto. Al suo ritorno ci disse che così non si poteva andare avanti. Dovevamo cambiare, tutti. E così è stato. Mi colpì fin da subito la sua visione chiara, a 360 gradi, dell’industria italiana».

Viene definito il manager che ha risanato la Fiat, ma che ha anche cancellato posti di lavoro. «Marchionne ha salvato l’industria dell’auto in Italia e tanti posti di lavoro. Fiat era un’azienda decotta, Sergio ha accettato la sfida e l’ha vinta imprimendo una nuova visione e cambiando il rapporto tra lavoratori e impresa, cercando di renderli partecipi degli obiettivi dell’azienda».

Perché allora le critiche? «L’unione Fiat-Chrysler ha contribuito a rilanciare gli stabilimenti in Italia; Sergio ha riposizionato il gruppo verso l’alto, facendo rinascere i marchi Maserati e Alfa. A sinistra c’è chi lo critica, ma proprio chi ne parla male è colpevole di aver affossato il Paese». Confindustria oggi lo esalta, ma Marchionne ha avuto il coraggio di uscire da Confindustria? «Ha avuto coraggio a ragion veduta. È stato un uomo di rottura, e questo è servito. Oggi la visione di Marchionne è quella di Confindustria: ha saputo legare il salario alla competitività. Anche in questo senso ha contribuito a cambiare l’Italia».

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