«Berlusconi indicò subito Ciampi, Formigoni era contrario»

L’elezione di Carlo Azeglio Ciampi raccontata da Adriano Paroli, Parlamentare Forza Italia XIII, XIV, XV, XVI, XVIII Legislatura
Adriano Paroli, ex sindaco di Brescia e senatore di Forza Italia
Adriano Paroli, ex sindaco di Brescia e senatore di Forza Italia
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Nel 1999 quando si arriva all’elezione del successore di Oscar Luigi Scalfaro il sistema politico a cui apparteneva il presidente uscente non esisteva più. Molti nuovi protagonisti avevano ormai conquistato la scena politica italiana. Inutile dire che la discesa in campo di Berlusconi nel 1994 con Forza Italia ha segnato un vero tornante della politica italiana, così come, in qualche modo, l’esperienza ulivista del 1996 guidata da Prodi che fu prodromica a ciò che 12 anni dopo sarebbe stato il Partito democratico.

La ricostruzione e ricordi di quel momento è affidata ad Adriano Paroli che nel 1999 era alla sua prima esperienza da deputato con Forza Italia.

Senatore Paroli cosa ricorda di quei giorni? Ricordo innanzitutto che si è trattata della prima elezione presidenziale del centrodestra. La presidenza di Scalfaro era legata ancora ad un’altra storia politica. È stato un momento in cui si è messa alla prova la nostra capacità di essere protagonisti.

E riguardo alle strategie politiche? Ricordo perfettamente la riunione congiunta dei parlamentari di Forza Italia con Berlusconi nella sala azzurra, oggi ribattezzata sala Colletti, al quinto piano del Palazzo dei Gruppi. Nei giorni precedenti c’erano state trattative tra i partiti e in quella occasione Berlusconi ci disse che Forza Italia avrebbe votato Ciampi, rinunciando a candidature di centrodestra. Per Berlusconi la convergenza su quel nome doveva essere il segno della volontà di Forza Italia di partecipare alla costruzione di una democrazia matura. E in qualche modo l’elezione di Ciampi ha rappresentato una correzione rispetto alla presenza al Quirinale di una figura che rappresentava una stagione ormai chiusa. In effetti Ciampi venne eletto alla prima votazione con una maggioranza ampia. Sì ma ricordo anche che nel corso di quella riunione con Berlusconi ci fu Roberto Formigoni, a Roma come delegato regionale in qualità di presidente della Lombardia, che espresse il suo dissenso. Avrebbe preferito che si battesse la strada di figure politiche. Non nascondo che anch’io nutrissi delle perplessità per una presidenza che si prefigurava priva di una presenza politica e con un tecnico, che rischiava di essere un passacarte.

Si è ricreduto durante il settennato? Effettivamente il suo mandato è stato ineccepibile. Nella mia immaginazione lo associo al mandato di Pertini, ha saputo essere un riferimento quasi parentale per gli italiani, vestendo i panni del nonno. Poi potremmo discutere se il miglior presidente è quello che si vede di più o di meno.

Secondo lei cosa è meglio? Credo che nella valutazione di un mandato presidenziale si debba tener conto di vari aspetti. La Costituzione affida al presidente un potere enorme: capo delle Forze armate, presidente del Csm, potere di scioglimento delle Camere. Ma credo che il presidente debba far da sfondo alla vita democratica del Paese e che il suo protagonismo sia un’eccezione. Ciampi ha saputo essere riferimento per l’Italia in un momento di violento scontro bipolare. È stato arbitro e punto di equilibrio nelle istituzioni. Non solo, ha valorizzato il senso della patria, dell’inno, della bandiera, delle Forze Armate, delle istituzioni repubblicane.

Azeglio Ciampi - © www.giornaledibrescia.it
Azeglio Ciampi - © www.giornaledibrescia.it
Come vede il dibattito attuale? Contro la candidatura di Berlusconi c’è stata un’alzata di scudi paragonabile solo a quella del 1994, pensavo che quei tempi fossero finiti. La convergenza su un unico candidato non è obbligatoria e può avvenire in un momento successivo, nel riconoscere e nell’accompagnare il nuovo presidente nel suo operato. Certo non è accettabile che si ripeta quanto accaduto nel 2015 quando la candidatura di Mattarella arrivò con un comunicato al termine della Direzione del Pd. Non per questo il centrodestra non ha agevolato in questi anni il lavoro del presidente, dimostrando una grande maturità politica.

(4-continua. Qui la terza puntata)

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