Berlusconi citato in causa a Brescia

Disse che i magistrati di Milano non avevano fatto il loro dovere. In particolare che si rifiutaronodi disporre le rogatorie necessarie alle Bahamas per scoprire che lui e la Fininvest nulla sapevano dei 600mila dollari versati all'avvocato inglese David Mills per le sue dichiarazioni reticenti nei processi sulle tangenti alla gdf e All Iberian.
Il 6 aprile di cinque anni fa, tre giorni prima delle elezioni vinte dal centrosinistra, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi disse anche altro. Parlò di «inerzia» della Procura milanese, della sua «pervicace volontà accusatoria».
Disse del diritto dei cittadini di avere un «processo giusto a prescindere dai loro mezzi economici e dalle loro idee politiche» e dell’«ennesimo gravissimo episodio di incontestabile uso politico della giustizia».
Affermazioni che al procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, all’epoca contitolare del fascicolo penale a carico del presidente del Consiglio per corruzione in atti d’ufficio, non piacquero. Come non piacciono nemmeno oggi se è vero come lo è che (assistito dagli avvocati Vitale e Manerba) ha citato Berlusconi (rappresentato dai legali Roscioli, Lepri e Giebelmann) davanti al Tribunale di Brescia chiedendogli, al cambio attuale, la stessa cifra che per l’accusa versò all’avvocato Mills: 500mila euro.
Robledo sostiene che la Procura fece il suo dovere e che le accuse lanciate nell’etere dal premier erano e sono infondate, oltre che diffamanti. Di qui la causa civile approdata al Palagiustizia di via Lattanzio Gambara solo per ragioni di incompatibilità tra l’attore (il procuratore aggiunto della Procura milanese) e il Tribunale in cui si sarebbe dovuta discutere la lite.
Un magistrato infatti non può farsi giudicare da un collega della stessa sede: così quelli di Milano vengono a Brescia, quelli bresciani vanno a Venezia e via discorrendo. Il procuratore Alfredo Robledo chiede i danni anche per le dichiarazioni rilasciate il 7 aprile del 2006 ai microfoni di Radio Anch’Io. In quell’occasione, con riferimento al caso Mills, il presidente del Consiglio annunciò una mossa dei suoi legali: «Una denuncia dei pm che hanno fatto un uso politico della giustizia». La causa tra Robledo e Berlusconi istruita davanti al giudice Adriano De Lellis sino ad ora ha registrato la costituzione in giudizio del presidente del Consiglio che ha sollevato l’eccezione fondata sull’art. 68 della Costituzione.
Il premier invoca il diritto dei parlamentari a non essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Sul punto il giudice si è riservato una decisione. Deve valutare se la questione è fondata, e in questo caso chiedere alla Camera di stabilire se le esternazioni del premier rientravano o meno nell’esercizio delle sue funzioni, o infondata e quindi procedere autonomamente nella valutazione della vicenda. Contro l’eventuale delibera della Camera la difesa di Robledo potrebbe adire la Corte Costituzionale.
Contro l’eventuale decisione del giudice di procedere la difesa del premier potrebbe a sua volta investire i deputati della valutazione sul caso concreto. Il giudice bresciano non ha fissato una scadenza perentoria per la sua decisione. La depositerà in cancelleria e solo allora si conoscerà il destino della causa. Sul versante penale dopo l’archiviazione dell’avvocato Mills, che è stato condannato in primo e secondo grado, prima dell’intervento della Cassazione che ha dichiarato intervenuta la prescrizione, il processo per corruzione in atti d’ufficio va avanti.
L’udienza in calendario lo scorso lunedì è stata aggiornata al prossimo 28 novembre per legittimo impedimento di Berlusconi. Sulla vicenda penale che ha dato origine alla causa civile tra il procuratore aggiunto di Milano e il presidente del Consiglio incombe la prescrizione, prevista per il febbraio del 2012. Il calendario ad oggi prevede la sentenza per il 16 gennaio.
Pierpaolo Prati
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