Bando discriminatorio, marcia indietro dell'Asl

Pubblicato un avviso rivolto ai soli cittadini italiani o della Ue. La revisione dopo l'intervento di Fondazione Piccini, Asgi e Unar.
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Il bando è giudicato «discriminatorio». E l’Asl di Brescia si vede costretta a cambiarlo. Eliminando la parte in cui si prevede che per gli incarichi da libero professionista possano concorrere soltanto cittadini italiani e dell’Unione Europea.

Tutto nasce quando l’Azienda sanitaria locale pubblica un avviso pubblico per il conferimento di incarichi di collaborazione. La Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’Uomo e l’Asgi (associazione studi giuridici sull'immigrazione) diffida subito l’azienda ricordando che «nel nostro ordinamento non esiste alcuna norma che imponga alla Pubblica Amministrazione di stipulare contratti di lavoro autonomo sono con cittadini italiani e comunitari». A loro sostegno presentano l’articolo 2 del testo Unico sull’immigrazione, ove si legge che la Repubblica italiana «garantisce a tutti i lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti nel suo territorio e alle loro famiglie parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani». Dopo questo primo intervento, arriva anche una nota dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni che fa capo alla Presidenza del Consiglio, che sottolinea come il bando «ponga in essere una discriminazione nei confronti dei cittadini non comunitari».
Da qui la marcia indietro dell’Asl. L’azienda comunica che «è in corso di revisione il regolamento adottato in materia di incarichi libero professionali» e che «si prevede, tra l’altro, l’eliminazione della limitazione ai cittadini italiani e dell’UE dell’accesso a tali incarichi».

Per la Cgil il passo indietro è «positivo», anche se «spiace che enti ed amministrazioni pubbliche continuino in errori e "dimenticanze" rispetto alla normativa nazionale e comunitaria».

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