Balla e Boccioni, opere false scoperte dopo il lascito bresciano

Falsi quadri di Balla, Boetti, Boccioni, Rosai, De Pisis sono stati scoperti dai carabinieri. L'indagine ha coinvolto anche Brescia
Velocità astratta, una delle opere autentiche di Balla © www.giornaledibrescia.it
Velocità astratta, una delle opere autentiche di Balla © www.giornaledibrescia.it
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Falsi quadri di Balla, Boetti, Boccioni, Rosai, De Pisis. In tutto 20 opere attribuite a grandi firme dell'arte moderna pronte ad essere immesse sul mercato dove avrebbero potuto fruttare fino a 11 milioni di euro.

È il bilancio dell'attività investigativa svolta negli ultimi tre mesi dalla Sezione Falsificazione e Arte Contemporanea del reparto operativo dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Roma, che oltre a sequestrare le opere hanno denunciato sei persone indagate per ricettazione e commercializzazione di falsi.

Le indagini, coordinate nei diversi filoni dalle procure della Repubblica di Roma, Ferrara, Terni e Brescia, hanno permesso di individuare reti di produzione, mendaci autenticazioni e vendita di dipinti falsi, e anche di ricostruire con precisione i vari passaggi per il loro smercio: dal falsario all'acquirente finale attraverso una serie di personaggi «satelliti», sparsi in tutta Italia, che ricevevano le opere falsificate e le piazzavano sul mercato clandestino.

I falsari e i loro complici, hanno ricostruito gli investigatori, operavano soprattutto nelle province di Ferrara, Roma, Bologna Terni, Brescia e Milano, con il coinvolgimento di mercanti ufficiali del settore, ma anche una rete di persone che, tramite canali privilegiati, entravano in contatto direttamente con i collezionisti a cui proponevano e vendevano le tele.

Parte delle tele sequestrate sono state trovate in un magazzino nascosto da una parete a scomparsa, altre sono state sequestrate in un museo, dove erano esposte. La tela attribuita ad Alighiero Boetti è stata riconosciuta come falsa con l'aiuto della Fondazione intitolata all'artista.

Due opere, infine, provenivano dal lascito di un facoltoso collezionista bresciano, che evidentemente non sapeva di essere stato truffato: in questo caso i falsi sono stati individuati dai periti che gli eredi avevano consultato per stimare il patrimonio ricevuto. 

 

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