Arriva il «gemello digitale» di Brescia: la città virtuale che svela cosa accadrà

Il test generale scatterà con i cantieri del tram: l’obiettivo è pianificare vedendo prima l’impatto
La città di Brescia avrà un «gemello digitale» © www.giornaledibrescia.it
La città di Brescia avrà un «gemello digitale» © www.giornaledibrescia.it
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È da sempre la sfida di tutte le sfide: poter predire ciò che accadrà. Oracoli e visionari ci provano dall’alba dei tempi ad avere un’anteprima degli eventi futuri: interpretando i cambiamenti del clima, osservando il volo degli uccelli, interpellando divinità, dei e affini.

E ora, anche se in parte, per Brescia è possibile iniziare a farlo. La bacchetta magica è in realtà quanto di più scientifico esista: i dati. Che, raccolti in modo accurato e costantemente aggiornati, stanno via via facendo nascere il «gemello digitale» del capoluogo, una replica virtuale della nostra città capace di rispondere alla domanda «what if...?», ossia «cosa succede se...?».

Il contesto

Per gli appassionati di film l’esempio più calzante è forse quello di Sim city, ma restando ancorati alla realtà l’obiettivo del digital twin è sfruttare il «potere dei dati» per migliorare l’ambiente costruito attraverso lo scambio di informazioni. Un procedimento che apre una matrioska di possibilità e di impieghi dal punto di vista dell’elaborazione di questo tesoretto di contenuti. Ma il vero test generale che la Loggia - sotto la regia dell’assessore all’Innovazione sociale ed economica e alla Transizione digitale Andrea Poli - eleggerà a progetto pilota, nella prima metà del 2025, sarà il tram: dai cantieri alla realizzazione di linea e opere complementari.

Tradotto in pratica, la Brescia virtuale sarà in grado di realizzare previsioni sull’evoluzione della città reale e - se necessario - di eseguire simulazioni per valutare l’impatto di un intervento prima che questo sia realizzato. Rispondendo in sostanza alla domanda: cosa succede se (costruisco lì un supermercato, riduco la strada su una corsia...)? Il Comune potrà cioè assumere decisioni ponderate e pianificare vedendo l’impatto calato nel contesto.

«Se devo pianificare una grande opera pubblica in un’area apparentemente favorevole - spiega Poli - con il gemello digitale posso prima avere il quadro completo del livello di traffico, prevedere il flusso e decidere come andare ad intervenire. Vale lo stesso, ad esempio, se vogliamo creare un piano dell’ombra: tracciare gli alberi per capire come gestire le nuove piantumazioni e creare così percorsi pedonali. Questi dati consentiranno in sostanza tracciabilità e incidenza di impianti pubblici e privati: il percorso decisionale sarà così più solido, perché proiettato nel contesto: spesso, infatti, il problema della pianificazione sta nella correlazione dei fenomeni».

Due precisazioni sono d’obbligo: il gemello digitale bresciano non avrà alcuna gestione diretta sui servizi (e, quindi, non potrà «prendere decisioni» in autonomia sulla base di algoritmi), né replicherà cittadini virtuali: nessun dato sensibile è coinvolto, nessuna privacy è intaccata.

Mappatura

Ma a che punto siamo oggi? «Questo progetto - rimarca Poli - nasce per la grande intuizione di Laura Castelletti che, negli anni passati e quindi quando ancora non era sindaco, ha accelerato una serie di investimenti sulla parte informatica. Si tratta quindi di un percorso che ha preso vita piano piano negli anni».

Del resto, Castelletti è stata la prima a parlare di Smart city in Loggia, quando ancora sedeva tra i banchi dell’opposizione. «Al momento noi abbiamo un dispositivo base con la visione aerea della città, prossimamente avremo quella terrestre per arrivare così alla mappa 3D».

Il prossimo passo sarà dunque pubblicare un bando per affidare l’incarico chiave: la mappatura terrestre di Brescia con videocamera intelligente ad alta risoluzione, una tecnologia capace cioè di captare e registrare anche la presenza di tombini, reti dell’acqua, del gas, dei semafori, ma anche i pali della luce e i cassonetti dei rifiuti. In buona sostanza, da quando il servizio sarà affidato, è molto probabile che in giro per la città si possa notare la famosa auto che - sul modello Google - attraverserà vie e piazze per riuscire a «captarne» ogni antro.

Se in altri capoluoghi europei buona parte del lavoro di realizzazione delle città virtuali sono stati commissionati ad altri, a Brescia il «gemello digitale» è tutto «made in Loggia», a svilupparlo è cioè il Comune stesso: «I nostri dipendenti stanno facendo un lavoro enorme e ben fatto. Per ora ci siamo avvalsi solo della collaborazione di Tim che ci ha offerto dati già aggregati. È chiaro che abbiamo una base che va ancora implementata e aggiornata, fino a diventare completa» sottolinea Poli. Un progetto, insomma, con potenzialità enormi (anche sul fronte della crisi climatica e della transizione ecologica), per il quale finora il settore informatica (uno dei primi enti italiani ad aver aderito ai bandi) si è aggiudicata circa 2 milioni di euro dai fondi Pnrr. E grazie al quale si potrà sempre più sperimentare cose... nell’altro mondo.

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