Arrestato per un'intercettazione capita male: «Sono stato in carcere da innocente»

Il funzionario dell'Agenzia delle Entrate Mario Micaletto è stato detenuto a Canton Mombello per 23 giorni. Ora ha ottenuto un indennizzo
Il funzionario Mario Micaletto racconta la sua esperienza
Il funzionario Mario Micaletto racconta la sua esperienza
AA

Ha passato 23 giorni in carcere da innocente. Vittima di un errore giudiziario. Oggi, a più di un anno dalla vicenda, la Corte d’Appello di Brescia ha riconosciuto l’ingiusta detenzione e il massimo indennizzo che tiene conto anche dei danni morali, biologici e d’immagine.

Suo malgrado al centro di questa vicenda si è trovato Mario Micaletto, funzionario dell’agenzia delle Entrate di Brescia che, nel novembre del 2021, è stato arrestato sulla base di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per una vicenda di presunta corruzione in atti giudiziari in concorso con altri soggetti.

Fin dal primo interrogatorio il funzionario si era sempre professato innocente, estraneo alla vicenda, ribadendo che nel giorno del presunto incontro «per ammorbidire un accertamento si trovava ad oltre 800 chilometri da Brescia. Una tesi che, con le indagini difensive portate avanti dagli avvocati Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani, ha potuto dimostrare davanti al tribunale del Riesame, ponendo fino alla sua detenzione dopo 23 giorni a Canton Mombello. Ora che il provvedimento è diventato irrevocabile ha scelto di raccontare, insieme alla moglie e ai suoi difensori quello che ha vissuto «e che non ho ancora superato, la pura resta sempre anche se vogliamo credere nella Giustizia perchè alla fine, la Giustizia, ha riconosciuto l’errore». I difensori hanno ricostruito la vicenda passo passo. «Quando abbiamo letto l’ordinanza abbiamo esultato, ci siamo subito resi conto che c’era stato un errore e pensavamo che si sarebbe subito chiarito» ha raccontato Micaletto. Ma non è stato così. L’interrogatorio di Garanzia ha confermato le esigenze cautelari e anche l’interrogatorio davanti al pm non ha dato riscontri. «Al centro di tutto c’era l’errata interpretazione, per superficialità, di una intercettazione in dialetto bergamasco» chiariscono gli avvocati ma «il Riesame, acquisiti gli elementi, ha accolto la nostra richiesta e annullato l’ordinanza e poi anche la Procura ha archiviato».

«Non è stato facile tornare al lavoro ma ho ricevuto grande sostegno e stima dai colleghi. É stato come vivere un lutto, resta indelebile».  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia