Arrestati per terrorismo, i due 20enni respingono le accuse

Si è tenuto l'interrogatorio di garanzia in carcere. L'avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari
La conferenza stampa in Questura sugli arresti - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
La conferenza stampa in Questura sugli arresti - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Si sono dissociati da qualsiasi atto di terrorismo e hanno respinto le accuse i due 20enni pachistani arrestati lunedì dalla Digos.

In carcere si è tenuto per entrambi l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari. I due, assistiti dall'avvocato Klodian Kolaj - che nel frattempo ha lasciato la difesa del padre e del fratello di Sana Cheema -, hanno offerto dichiarazioni spontanee ma non hanno risposto alle domande del magistrato.

L'avvocato ha chiesto per loro la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari. Lo stesso giudice che li ha sentiti a Canton Mombello firmando l’ordinanza di custodia cautelare aveva però sostenuto che il carcere era l’unica misura idonea. «La gravità dei fatti contestati ai predetti, in uno con le concrete modalità di commissione dello stesso (mediante la diffusione massiccia di contenuti sulle piattaforme social), non consentono di ritenere adeguata la misura custodiale degli arresti domiciliari, neppure con l'applicazione del braccialetto elettronico, non potendo farsi affidamento sulla spontanea adesione dalla reiterazione dei predetti reati, facilmente realizzabili con i dispositivi normalmente in uso (pc, tablet o computer). A maggior ragione, le misure non custodiali si palesano come inadeguate al contenimento delle ravvisate esigenze cautelari, consentendo ampi spazi di libertà di movimento e di comunicazione».

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