Armi, estorsioni e droga: inchiesta sulla mafia a Brescia

Sono venti le persone coinvolte in un'inchiesta durata tre anni su un gruppo criminale attivo in città: contestata l'aggravante mafiosa
Agenti della Polizia di Stato © www.giornaledibrescia.it
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Dopo tre anni di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia la Polizia di Stato di Brescia ha notificato un avviso di conclusione indagini a carico di venti persone responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, riciclaggio, corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici. Sequestrati ad alcuni indagatimonili in oro, quadri, denaro contante, assegni bancari ed altro materiale ritenuto di provenienza illecita.

All’interno di una pizzeria, riconducibile ad uno degli indagati, sono state inoltre rinvenuti due fucili a canne mozze e due pistole a tamburo, in relazione alle quali sono stati tratti in arresto lo stesso proprietario della pizzeria e un suo dipendente. Il Questore di Brescia ha quindi disposto la chiusura per 30 giorni della pizzeria.
 
L’attività investigativa è stata condotta dalla Squadra Mobile e ha preso avvio dopo il duplice omicidio, dell’agosto 2015, dei titolari della Pizzeria Da Frank e dagli iniziali sospetti di coinvolgimento nell’omicidio, poi risultati infondati, a carico di un gruppo di soggetti di origine campana, che nei giorni precedenti il fatto avevano chiesto alla vittima il pagamento di una somma di 15.000 euro per liberare il piazzale antistante da alcuni spacciatori. 

Le conseguenti intercettazioni telefoniche hanno permesso di evidenziare che il gruppo dei campani, pur non assurgendo a vera e propria consorteria unitaria, ma garantendosi comunque mutuo soccorso ed avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal rapporto con alcuni soggetti di origine calabrese, a loro volta contigui alla criminalità organizzata, era dedito alla sistematica commissione di reati quali la ricettazione di beni di ingente valore e lo spaccio di stupefacenti. 

A riprova dei metodi mafiosi utilizzati, le indagini permettevano di individuare il mandante di due incendi avvenuti ad aprile e marzo 2017 – ai danni di una autovettura e del plateatico di un bar nei pressi del palazzo di giustizia di Brescia - con la finalità di indurre le vittime a cedere la proprietà di alcuni locali. 

Nel corso dell’indagine è stato inoltre individuato un importante canale di importazione di cocaina dall’Olanda, con il sequestro di oltre sette chilogrammi di stupefacente e la somma di 153mila euro a carico di un indagato, che dovrà ora rispondere della detenzione e trasporto di ulteriori, significativi quantitativi di stupefacente antecedenti al suo arresto in flagranza.

 

 

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