Approvato il piano contro le nutrie: sono raddoppiate in pochi anni

Oggi sono quasi 300mila in tutto il Bresciano e causano danni e problemi di sicurezza
Il piano per contenere la nutria
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Secondo uno studio dell’Università di Pavia prima della pandemia da Covid in provincia di Brescia erano 148mila; adesso sono quasi 300mila: il doppio.

Le nutrie si sono diffuse a vista d’occhio su tutto il territorio bresciano e sono diventate una tematica spinosa, che incide a livello ambientale, ecologico, economico, ma anche sulla sicurezza dei cittadini. Il Broletto ha quindi approvato il Piano triennale di eradicazione, controllo e contenimento della nutria, dando così attuazione al Piano regionale e alla normativa comunitaria.

Il Tavolo provinciale

Al Tavolo provinciale di lavoro hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni più rappresentative del mondo agricolo, venatorio, pescatorio, oltre a esponenti dei Comuni bresciani, della Regione e della prefettura.

«Le ricerche scientifiche ci dicono che questa specie proviene dal Sud America e qui produce delle criticità - spiega Daniele Emanuele Mannatrizio, consigliere provinciale alla Sicurezza e alle Politiche ittico-venatorie -. In provincia di Brescia la nutria è presente ormai in tutti i corsi d’acqua e anche nei laghetti dei parchi nei piccoli Comuni. Il piano comporta evidentemente degli abbattimenti: non sono azioni che intraprendiamo a cuor leggero, ma servono per far sì che alcuni animali autoctoni del nostro territorio non scompaiano per via di un clima di competizione con una specie aliena».

Le problematiche

Sono molte le problematiche derivanti dall’insediamento delle nutrie nel Bresciano, ormai quasi totalmente interessato dal fenomeno, se si considera che i roditori non vivono più soltanto nella zona della Bassa, ma si sono spinti anche in località montane, raggiungendo addirittura Darfo Boario Terme, in Valcamonica, e Idro in Valsabbia.

«Questi roditori più che predare rompono le uova di alcune specie ornitiche - specifica il dottor Roberto Cocchi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale -. Creano però molti danni anche di natura agricola e idraulica: sono abituati a costruire gallerie e tane anche all’interno di canali sopraelevati compromettendone la tenuta. Al di là di questo, c’è un regolamento comunitario che impone agli stati membri misure volte all’eradicazione di questa specie: siamo quindi obbligati a intervenire».

La strategia

La Polizia Provinciale si occuperà della formazione degli operatori che dovranno catturare le nutrie. «Forniamo anche le gabbie trappola che possono essere utilizzate solo per questo Piano - precisa il comandante Dario Saleri -: sono numerate e vanno controllate per far sì che altri animali non ci rimangano dentro. Questo metodo non cruento - conclude il comandante Saleri - è la modalità prevalente per raggiungere gli obiettivi, ma è consentito anche l’utilizzo delle armi da fuoco adeguate. È bene però ricordare che tutte queste attività non sono soggette alle regole venatorie perché è un servizio di pubblica utilità».

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