Anziani, «le fragilità non sono solo fisiche»

A lungo Lucia Mecca ha vegliato il marito morto: una vicenda che induce a riflettere sulle fragilità degli anziani, che non sono solo fisiche
LUI MUORE, LEI LO VEGLIA
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L'erba alta e incolta, il cancello chiuso da un lucchetto, le inferriate alle finestre. Vivevano quasi barricati in casa e non uscivano spesso, solo per la spesa e qualche breve passeggiata. Per questo i vicini raccontano di non essersi allarmati per la loro assenza nel quartiere, quanto per l'odore che a un certo punto arrivava dalla loro villetta. 

Lei, la settantenne Lucia Mecca, ha detto agli agenti che hanno bussato alla sua porta che stava curando il marito malato. Lui, Giovanni Mecca, di diciassette anni più anziano, era morto da tempo. Probabilmente meno dei due mesi ipotizzati all'inizio, anche a causa delle alte temperature estive, ma abbastanza da risultare in avanzato stato di decomposizione.

Una vicenda che induce a riflettere sul ruolo che la comunità può avere nel rispondere alle solitudini degli anziani, che, anche se autosufficienti (e forse ancor di più se in stato di benessere fisico, perché non «controllati» dal personale medico) possono essere difficilmente intercettabili. E quindi più vulnerabili.

 

 

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