Ancora tensione in carcere: materassi in fiamme e tubi divelti

Dopo l'incendio di ieri, un altro detenuto a Canton Mombello ha ferito due agenti di Polizia Penitenziaria e ha incendiato anche la sua cella
L'episodio all'interno del carcere di Canton Mombello - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'episodio all'interno del carcere di Canton Mombello - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Non c'è pace per il carcere bresciano Nerio Fischione di Canton Mombello alle prese da anni con problemi di sovraffollamento e carenza di personale. Dopo l'incendio appiccato ieri da un detenuto nella cella «anche oggi è stata una giornata di fuoco» come spiega il segretario generale dei Sinappe Antonio Fellone, uno dei sindacati degli agenti, che ha diffuso una nota.

In mattinata un detenuto tunisino ha dato in escandescenze all'ufficio matricola, sradicando da terra una panchina e usandola contro gli agenti. Con fatica i poliziotti penitenziari sono riusciti a riportarlo in cella ma neppure lì si è calmato. Ha incendiato i materassi e li ha scagliati contro gli agenti. Trasferito in una ulteriore camera di sicurezza è riuscito a strappare i tubi dell'acqua dal muro, allagando la stanza, e con quei pezzi di ferro ha provato ancora a colpire gli agenti che, solo dopo una violenta colluttazione, sono riusciti a calmarlo. Due poliziotti sono stati portati in pronto soccorso con ferite alle mani e alla schiena.

«Non possiamo continuare in questo modo, questa è una emergenza quotidiana e chi di dovere non se ne sta occupando. Piccoli interventi con l'assegnazione delle pistole stordenti taser ci permetterebbero di immobilizzare i detenuti fuori controllo senza dover arrivare al contatto fisico», spiega Fellone, che poi conclude: «Speriamo non debba accadere il peggio perchè ci si occupi di questo problema».

Una presa di posizione a cui ha fatto eco anche Calogero Lo Presti, Funzione Pubblica della Cgil: «Purtroppo, il carcere di Brescia non è nuovo a simili episodi e a pagarne le spese sono sempre i poliziotti in  prima linea a lavorare a stretto contatto con soggetti detenuti psicolabili, psichiatrici, molto pericolosi e non avvezzi al rispetto della Legge e delle regole penitenziarie . Urge un cambiamento di rotta e una presa di coscienza da parte della politica rispetto ai numerosi problemi all’interno delle carceri italiane e sulla tipologia di detenuti che, evidentemente, necessitano di essere curati adeguatamente specie coloro che affetti da disturbi psichici». 

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