Anche i bresciani in fila alla mensa Caritas

Cotelli: «Il 30% dei nostri ospiti è gente che ha perso il lavoro» Nel 2007 venivano serviti 70 pasti oggi si fa fronte a 200 richieste
Anche i bresciani in fila alla mensa Caritas
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Sono come mosche bianche, ma li riconosci subito. Hanno lo sguardo perso nel vuoto o fisso sul loro piatto.

Li individui attraverso i loro gesti, i loro modi di fare che non sono disadattati, clochard o tossicodipendenti. Sono persone normali, bresciani, gente come noi, che fino all’anno prima mai avrebbero pensato di trovarsi il giorno di Natale in coda alla mensa Menni della Caritas di Brescia.

Sono loro il volto nuovo alla mensa Menni della Caritas di Brescia. «Oggi il 30% dei nostri ospiti è bresciano - ci confida Giorgio Cotelli direttore della Caritas di Brescia. La crisi economica ha fatto sì che le persone in difficoltà siano sempre di più. Grazie ai numerosi volontari e alle piccole donazioni riusciamo però a far fronte a un numero in costante crescita. Nel 2007 davamo da mangiare a 70 persone al giorno. Oggi riusciamo a far fronte a una richiesta tre volte superiore».

In mezzo a tanti extracomunitari troviamo bresciani che hanno perso il lavoro e non sano più come pagare il mutuo o l’affitto. Ma ci sono storie anche più difficili come quella di chi ha perso la casa e ora trova riparo in un dormitorio pubblico. O come quella di un uomo residente a Brescia che già da due anni viene alla mensa Menni. Ha perso il lavoro in acciaieria e a 56 anni ha smesso di cercarne un altro perché «alla mia età nessuno mi offre più un altro lavoro».

Non solo disoccupati, ma anche pensionati che già da tempo fanno fatica ad andare avanti si possono trovare in via Vittorio Emanuele. 

 

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