Anche aiuti umanitari nella discarica a cielo aperto

Vestiti, bambole, un divano, un materasso: nella discarica a cielo aperto di Chiesanuova ci sono anche aiuti umanitari
Rifiuti abbandonati a Chiesanuova
AA

Vestiti, grucce, barattoli, ma anche boccette e bugiardini di medicinali, fogli di carta disegnati dai bambini, bambole, peluches, un carrellino giocattolo per la spesa. Persino un divano e un materasso. E ancora, rami secchi, foglie e umido. E addirittura cibo in scatola con l’indicazione «Aiuto Ue prodotto non commerciabile». Il tutto avvolto nell’odore acre dell’immondizia.

Accade nel quartiere Chiesanuova, all’incrocio tra via Parenzo e via Ercoliani. Qui i residenti da qualche tempo sono costretti a convivere con una vera e propria discarica a cielo aperto, generata dal rituale maleducato e incivile di chi si sbarazza di ciò che non usa più. Odore nauseante. Accanto ai cassonetti dell’immondizia e al green service per lo smaltimento dei rifiuti biologici puntualmente sorge un tappeto sgradevole e maleodorante. 

Nei giorni scorsi si è toccato l’apice e i residenti, estenuati, si sono raccolti per denunciare uno stato di degrado su cui non hanno più intenzione di tacere. Lo hanno fatto attraverso fotografie e video realizzati con gli smartphone e segnalazioni agli organi di competenza. 

«I nostri operatori provvedono una o più volte a settimana allo svuotamento dell’isola ecologica - spiega il responsabile di Aprica - ma la situazione si ripropone invariata ormai da parecchio tempo». Non accade solo a Chiesanuova, ma anche in altre zone di Brescia che confinano con comuni dove non ci sono più i cassonetti. Aprica interviene. In pratica, per non dover dividere i rifiuti per tipologia e consegnarli nei modi e negli orari prestabiliti dal comune di residenza, diversi cittadini scaricano l’immondizia dentro e fuori dai cassonetti della città. 

«Un altro problema - dice la presidente del consiglio di quartiere, Stefania Baiguera - sono i tentativi di aggirare il pagamento che, nelle aree in cui è attivo il sistema a calotta, è proporzionale alla quantità di rifiuti immessa nei appositi contenitori». 

«Per risolvere questo problema, Aprica ha speso 400mila euro - aggiunge il commissario capo della Polizia Locale Francesco Natoli - e dall’inizio sono già state emesse un centinaio di sanzioni». 

Lo smaltimento improprio dei rifiuti è un reato che prevede ammende da 50 a 1.000 euro se si tratta di materiali non pericolosi e l’apertura di un’azione legale se i rifiuti sono tossici o altamente inquinanti (olii, medicinali e simili). I controlli vengono effettuati da agenti, anche in borghese, nelle zone «calde» segnalate da Aprica. Eppure le pene previste, ricordate anche attraverso adesivi appiccicati sugli stessi bidoni, non hanno disincentivato il vandalismo nell’isola ecologica. La questione disturba anche i piccoli che, giocando in cortile, inalano l’odore e i microbi presenti. A tutto ciò si aggiunge lo scandalo degli aiuti umanitari gettati nell’immondizia: l’unica magra consolazione è data dall’ipotesi che siano stati raccolti da chi ne ha davvero bisogno. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato