Allarme smog: l’aria di Brescia è tra le peggiori di tutta Europa
La qualità dell’aria di Brescia è tra le peggiori d’Europa, la seconda peggiore in Lombardia, dopo Cremona, la terza in Italia. In mezzo alle città lombarde si inserisce, infatti, Vicenza.
Il Guardian. A diffondere per primo ieri mattina lo studio dell’Agenzia europea è stato il sito web del quotidiano The Guardian, che ha pubblicato la foto della piazza di Cremona e ricordato come il problema industriale e la morfologia del territorio siano tra le principali cause del grave inquinamento della pianura Padana, Brescia compresa.
A certificare la situazione, stavolta, non è uno studio universitario, ma l’Agenzia europea per l’ambiente che ha pubblicato una mappa visuale della qualità dell’aria urbana, una classifica di alcuni centri urbani del Vecchio Continente stilata valutando solo l’indicatore delle polveri ultrafini, Pm 2.5, in 323 città. Dalla migliore Umea in Svezia, alla peggiore, Nowy Sacz in Polonia. L’aria che si respira nei Paesi dell’Est è tra le più inquinate d’Europa, esattamente come la nostra, o meglio di alcune città italiane. Tra queste spicca Brescia, 315esima in classifica con un livello di polveri sottili pari a 24 micro grammi per metro cubo d’aria. Peggio fanno, come detto Cremona, 322esima, cioè penultima, e Vicenza che si attesta al posto 320. Aria qualificata come «poor» per Brescia, scadente o mediocre, e «very poor», per Cremona e Vicenza.
Situazione. Purtroppo non è una grande novità, solo la conferma che i livelli di Pm 2,5, nella nostra provincia, sfondano di gran lunga il limite di 10 mg per metro cubo d’aria, imposto dall’Organizzazione mondiale della Sanità quale linea guida oltre la quale l’esposizione a lungo termine ha gravi effetti sulla salute.
Questa volta non ci sono attenuanti: gli anni di riferimento presi dall’Agenzia europea per l’Ambiente per stilare questa classifica sono infatti gli ultimi due, 2019 e 2020, non il 2015, come avvenne per lo studio coordinato dal Global Health Institute di Barcellona pubblicato lo scorso gennaio.In quella circostanza Brescia risultò la prima città europea per morti premature dovute alle polveri sottili, Pm2,5: fu cioè stabilito che ogni anno, rispettando le indicazioni dell’Oms per ridurre la contaminazione dell’aria, ben 232 vite potrebbero essere salvate (309 se i livelli di inquinamento fossero bassi come le città europee più pulite). A Umea in Svezia, per esempio, il particolato fine è a 3.7 micro grammi per metro cubo d’aria.
Tre mesi fa si liquidò lo studio come datato, evidenziando i passi avanti fatti in questi anni per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Passi avanti che nessuno nega e che la stessa Agenzia europea ricorda, chiarendo che «le politiche volte a ridurre l’inquinamento atmosferico hanno portato a un miglioramento della qualità dell’aria in Europa negli ultimi trent’anni. Tuttavia - spiega - in alcune città europee l’inquinamento atmosferico presenta ancora rischi per la salute».
Dall’ultima valutazione annuale effettuata dall’Aea in tale ambito si evince che nel 2018 l’esposizione al particolato fine ha causato circa 417.000 morti premature in 41 Paesi europei. Noi siamo tra questi e le misure di contenimento messe in atto in questi anni, per quanto importanti, non sono risolutive, soprattutto se si prende in considerazione l’inquinamento delle auto e si tiene conto della riduzione delle emissioni del traffico e di altri inquinanti durante il lockdown dello scorso anno. I livelli di Pm2,5 sono rimasti sempre molto alti.
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