Allarme siccità in Lombardia: il piano per evitare il razionamento a luglio

Il presidente Fontana ha annunciato che chiederà lo stato di emergenza. I produttori idroelettrici aumentano i rilasci per l'agricoltura
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SICCITA', CHIESTO LO STATO DI EMERGENZA
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Adesso siamo veramente (e letteralmente) quasi a secco. Nell’estate che ancora non è iniziata, la crisi dei rubinetti chiamata siccità inizia a diventare tangibile e a tradursi in allarme.

Il razionamento dell’acqua su larga scala ancora non è iniziato, ma è un’opzione che - se la danza della pioggia non sortirà effetti nel breve periodo - inizia a spuntare all’orizzonte e a mettere sull’attenti amministratori, gestori e consorzi di bacino. Insieme, ieri, si sono riuniti per correre ai ripari: la gran parte delle riserve d’acqua custodite dai nostri fiumi e laghi è prosciugata da temperature da capogiro, effetto concreto della crisi climatica.

L’agricoltura è il settore più in affanno
L’agricoltura è il settore più in affanno

Un accordo è stato raggiunto: i produttori idroelettrici, già in queste ore, stanno aumentando i rilasci di oro blu per aiutare l’agricoltura, prima vittima della siccità che sta assetando campi e coltivazioni, a sopravvivere. Un piano salvagente, insomma, per posticipare il più possibile misure drastiche. Ma che, comunque, ha una data di scadenza: il 10 luglio. Se il cielo non aprirà i suoi rubinetti, da quella data in avanti, bisognerà chiuderne alcuni dei nostri. E - come dice il coordinatore della Commissione politiche agricole delle Regioni, Federico Caner - «l’alternativa sarà chiedere un intervento al Governo affinché sia dato ordine ai territori con laghi e montagne di fare prevalere l’utilizzo di acqua per uso umano e agricolo rispetto a quello energetico».

Lo stato di emergenza

La pianura, insomma, è arida. Ed è in questo contesto che il governatore Attilio Fontana ha annunciato che chiederà lo stato d’emergenza, possibilmente cercando di coinvolgere anche i colleghi delle Regioni che insistono sul bacino del Po. «C’è già stata una richiesta a livello parlamentare della Lombardia. Penso che andrà fatta congiuntamente, perché è una situazione drammatica anche per il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Veneto - sottolinea il presidente -. È una situazione estremamente delicata: sono preoccupato da mesi».

Il ruolo dei produttori idroelettrici

Nel frattempo, però, si corre ai ripari come si può. A partire dalla decisione raggiunta dal tavolo di coordinamento convocato dall’assessore regionale agli Enti locali, Massimo Sertori, che ha visto ieri riuniti i rappresentanti di Terna, i regolatori dei laghi d’Iseo, di Como e del Maggiore, Anbi Lombardia e i delegati di Enel, A2A ed Edison. In sostanza, verrà rilasciata più acqua dai produttori idroelettrici. In cifre, questo consentirà di rilasciare un totale di un milione di metri cubi di acqua al giorno per il bacino dell’Oglio e di 4 milioni per quello dell’Adda. «L’obiettivo - chiarisce Sertori - resta quello di garantire il più possibile l’irrigazione a valle e in pianura».

Tra dieci giorni il tavolo di lavoro sarà aggiornato per fare il punto della situazione e per scongiurare la mossa estrema: il razionamento. Tanto più che non c’è più neve: la poca accumulatasi durante l’inverno si è già prosciugata del tutto e il piano d’emergenza elaborato ieri da enti e gestori, pur preziosissimo, non basta per colmare una mancanza d’acqua che - nel Bresciano - è pari a due volte quella contenuta nel lago d’Iseo.

Gli osservati speciali nel Bresciano

Guardando ai Comuni gestiti da A2A, per ora «non ci sono provvedimenti in corso» fanno sapere dalla multiutility. Ma due zone, in particolare, sono «osservate speciali»: Provaglio Valsabbia e Nave. Come sono messe, invece, le riserve nei nostri tre bacini? A tracciare una ricognizione puntuale è l’Anbi, acronimo di Associazione regionale consorzi, gestione e tutela del territorio e acque irrigue.

Per quanto riguarda il bacino del fiume Oglio, le deroghe applicate al lago d’Iseo hanno incrementato i volumi d’acqua invasati, che a partire dal 24 maggio sono stati resi disponibili per le derivazioni irrigue. La Giunta tecnica del Consorzio dell’Oglio ha stabilito di derivare al 45% della competenza. Il Consorzio di bonifica Oglio Mella ha inteso prelevare pressoché il massimo consentito sin da subito (vale a dire il 75%). In questa prima fase, però, si è assistito a rilevantissime perdite di percorso, in particolare nei canali di maggiore lunghezza e nei canali capillari di adduzione. È il caso, ad esempio, della Seriola Nuova, emblema del disastro: qui la dispersione ha fatto sì che l’acqua si fermasse a Lodetto di Rovato, non raggiungendo mai Gussago. L’acqua ha dunque bagnato solo 14 dei 21 km complessivi.

Guardando al bacino del fiume Mella, la fotografia non migliora: l’irrigazione procede nei limiti della portata disponibile del fiume e dei torrenti Garza e Garzetta, tutti corsi d’acqua a regime torrentizio e non regolati a causa delle modeste precipitazioni. In queste condizioni non viene garantita l’irrigazione dei territori né la funzione igienico-sanitaria del reticolo che attraversa il capoluogo.

Infine, il bacino del Chiese, che non consegna notizie migliori. Il valore dell’apporto naturale al lago d’Idro è inferiore di quasi il 50% rispetto ad un anno medio e del 35 % rispetto all’anno più siccitoso. Il volume attualmente invasato nei serbatoi dell’Alto Chiese, pari a circa 21 millimetri cubi, è quello naturale sottratto al lago d’Idro. Lo stato di severità idrica è pertanto aggravato.

Se la situazione resterà invariata, si prevede che sia nel lago sia nei bacini, l’acqua possa finire già alla fine di giugno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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