«Alla siderurgia serve un nuovo piano Davignon»

Non è poi così lontano il 1981. In quell'anno il visconte belga e commissario europeo, Ètienne Davignon, partorì il famoso piano per un drastico taglio della capacità produttiva dell'industria siderurgica in Europa. Quel progetto, nel decennio successivo, portò al lento ed ordinato smantellamento degli impianti siderurgici europei in crisi, dando nuovo slancio competitivo alle realtà rimaste. A trentadue anni di distanza il settore dell'acciaio, in Italia come in Europa, sta vivendo una nuova «crisi epocale, la peggiore della sua storia». Ieri a Milano, all'inaugurazione di Made in Steel, Antonio Gozzi non ha usato giri di parole nel descrivere la «difficile» situazione che attraversa l'industria siderurgica. «L'Europa che affonda le sue radici sul carbone e sull'acciaio, troverà una via d'uscita dalla crisi quando risolverà i problemi che affliggono anche il mondo della siderurgia».
Prima di tutto quello della sovraccapacità. La produzione di acciaio in Italia nel 2012, secondo produttore siderurgico in Europa, ha superato le 27 milioni di tonnellate, in calo del 5% sul 2011, ma nei primi due mesi del 2013 il crollo della produzione è stato del 17%. «I 25-27 milioni di tonnellate di output annuo di acciaio grezzo, livello a cui l'Italia è abituata da anni, in futuro dovremo dimenticarli. Lavoriamo quando va bene al 60% della nostra capacità, in molti casi gli impianti viaggiano al 50% o addirittura al 40% - spiega il presidente di Federacciai -. La situazione è diventata insostenibile nel lungo periodo. In questi mesi abbiamo reagito sfruttando strumenti come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà, ma da settembre non ci saranno risorse disponibili».
Il problema non è solo italiano, ma europeo, e direttamente figlio della globalizzazione. Scontiamo il crollo della domanda (soprattutto in Italia) e prezzi delle materie prime alle stelle per via della crescita dei Paesi in via di sviluppo. «I produttori italiani ed europei sopravviveranno solo se riusciranno a fare cose diverse dai Paesi emergenti» precisa Gozzi. Per lui le parole chiave per il futuro dell'acciaio dovranno essere «innovazione, sostenibilità e cooperazione. In termini di innovazione - spiega - ci sono esempi importanti: due nomi su tutti Arvedi ed Ori Martin. La sostenibilità è il tema su cui ci dobbiamo occupare con tenacia, quasi ossessiva». Ma è il tema della cooperazione che sta particolarmente a cuore al presidente. «La medicina non va allontanata - ha detto - dobbiamo mettere in campo strumenti per una razionalizzazione dei razionalizzazione dei costi».
All'inaugurazione di Made in Steel anche il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani. Il settore siderurgico - ha detto il parlamentare europeo - sarà la testa di ponte per la creazione di una nuova politica industriale europea. «Intendo utilizzare tutti i poteri che ho e tutta la forza politica della Commissione per dare risposte concrete a questo comparto, l'obiettivo è riportare la manifattura continentale al centro dell'economia europea, al 20% del Pil entro il 2020». Una battaglia difficile, che in gran parte dipenderà dall'«action plan» sulla siderurgia che verrà approvato il prossimo giugno dal Parlamento europeo. Perchè l'Europa resti un sogno per tutti i cittadini europei e non diventi un incubo per i popoli.
Roberto Ragazzi
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