Alla lavoratrice non vaccinata l'assegno «per dignità»

La donna è stata sospesa senza retribuzione in quanto non vaccinata. Sostegno in attesa della decisione della Consulta
Il tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Non si era voluta vaccinare e, come norma vuole, è stata sospesa dal lavoro senza retribuzione. Ma un’entrata ci sarà.

Il Tribunale del Lavoro di Brescia ha deciso, infatti, che sia assegnato l'assegno alimentare alla dipendente di un'azienda sanitaria, sospesa dal lavoro in quanto non vaccinata. I giudici hanno rimesso la questione alla Consulta. Fino ad allora, la dipendente avrà diritto a «un assegno alimentare pari alla metà dello stipendio». 

Nel provvedimento si fa riferimento all'ipotetica violazione degli articoli 3 (uguaglianza dei cittadini) e 4 della Costituzione (diritto al lavoro). Sulla decisione della giudice Mariarosa Pipponzi ha inciso anche la delicata situazione economica della donna che «vive sola e non ha altri mezzi di sussistenza tranne il proprio stipendio da lavoratrice dipendente, è in affitto in una casa popolare e negli ultimi due mesi non è riuscita a pagare il canone e viene aiutata, per sopperire alle esigenze primarie di vita, da una sorella e da associazioni di volontariato».

La situazione si è fatto più precaria vista «la particolare durata della sospensione dal lavoro della ricorrente, sino al 31 dicembre 2022. La donna non può fruire dei benefici previsti in caso di licenziamento quali l'indennità di disoccupazione e dalla circostanza che la ricorrente, stante le vigenti disposizioni, è impossibilitata a svolgere la sua attività presso qualsiasi altra struttura anche privata». 

Toglierle la retribuzione e altre misure di sostentamento, sintetizza il magistrato, sarebbe «gravemente lesivo della dignità della persona».

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