All'improvviso è già Natale

L’attesa di un evento festoso è essa stessa già un assaporare la gioia di quel momento, ce lo ha insegnato Giacomo Leopardi nell’indimenticabile poesia «Il sabato del villaggio». Così un po’ come quella donzelletta che vien dalla campagna con tra le mani un mazzolin di rose e viole, anche io in questo periodo parto dal mio orticello e vado da Florarici e alla Giardineria. Varcato l’ingresso ci si trova di fronte a una certezza, l’estate è finita, è tempo di pensare al Natale, quattro mesi di attesa tutta da assaporare, roba da far impallidire gli abitanti di Recanati che preparavano le feste domenicali solo il giorno prima.
In una vita senza più certezze, vedere alberi e lucine a inizio settembre è per me rincuorante. In un attimo svanisce l’ultima ombra di abbronzatura, le vacanze sono archiviate insieme alle centinaia di foto sul telefonino che non riguarderemo mai, ma questo non conta: conta il domani. Allora ecco che già il pensiero è alle nuove lucine, magari quelle fatte a candela che da qualche anno vorresti finissero ad adornare il tuo splendido abete finto ecologico.
Io adoro la pacchianeria natalizia, mi fanno venire l’orticaria quelli dei pochi addobbi eleganti. Gli addobbi natalizi sono intrinsecamente ineleganti, e quando si sceglie la strada dell’ineleganza la si percorre con convinzione. Senza rimpianti. Perché nella piazza leopardiana c’è anche la vecchierella che ricorda quando pure lei si ornava per danzare coi giovani compagni. E superato Natale in un baleno è la Befana. Ma noi quel giorno staremo già pensando alla spiaggia.
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