Al Civile sono bloccate 200mila visite per via della pandemia

Quasi duecentomila visite ed esami prenotati agli Spedali Civili di Brescia, e ancora da effettuare. Quattro su dieci «fuori soglia» ovvero programmati oltre il tempo massimo stabilito dalla Regione. Numeri da capogiro, stabili praticamente dall’inizio dell’anno quando - dopo qualche mese di tregua che aveva consentito all’Asst cittadina di smaltire parte del pregresso - la ripresa della pandemia ha di fatto ridotto nuovamente l’accesso a reparti e ambulatori, e dirottato l’emergenza sulla lotta al virus.
Una situazione comune anche ad altre strutture bresciane, ma che nel maggiore ospedale della provincia trova il caso più clamoroso, come documentano le numerose lettere che giungono in redazione. Ricorrenti le lamentele: difficoltà a programmare le visite di controllo e a far rispettare le urgenze nei tempi richiesti dai prescrittori, appuntamenti rinviati di mesi. «Purtroppo scontiamo ancora lo stop dei mesi della pandemia - spiega il referente organizzativo del Servizio Specialistica Aziendale di Asst Spedali Civili -. Al pregresso "congelato" nei mesi scorsi e ora da riprogrammare in agenda, si aggiungono i nuovi accessi dell’ultimo periodo. A questo bisogna sommare il lavoro aggiuntivo di alcuni reparti come le Medicine, Pneumologia e gli Infettivi, che hanno da gestire il follow-up dei pazienti guariti dal Covid. Inoltre, le norme di distanziamento e sanificazione allungano i tempi tra una visita e l’altra e riducono il numero degli slot a disposizione, anche se su questo stiamo lavorando per recuperare spazi per inserire ulteriori prenotazioni».
Difficile, in questa situazione, garantire le prestazioni entro i tempi di attesa indicati dalla Regione: il 40% delle prenotazioni risulta «fuori soglia», con picchi fino al 75% per alcune prestazioni erogate quasi solo dall’ospedale cittadino. Ma anche quando c’è un’alternativa sul territorio in grado di rispondere in tempi più brevi «capita che i pazienti preferiscano attendere e spostare in avanti l’appuntamento, perdendo il diritto all’erogazione nei tempi prescritti, pur di essere seguiti al Civile, e questo fa alzare ulteriormente i nostri tempi di attesa».
E qui si apre un altro capitolo, quello della risposta alle priorità richieste in ricetta dal prescrittore per prestazioni di specialistica ambulatoriale, sostanzialmente sempre prime visite. Se per l’urgenza «U» (entro 72 ore dalla prenotazione) la struttura è tenuta a garantire i tempi prescritti, attingendo eventualmente alla disponibilità su tutto il territorio di Ats, per gli altri tipi di urgenza (a 10 giorni, 30 o 60) al momento Asst Spedali Civili fatica a rispondere. «Rispetto all’epoca pre-Covid abbiamo notato un incremento di queste richieste - spiega ancora il referente organizzativo del Servizio -, cosa che ci fa ipotizzare una deroga, certamente in buona fede, all’appropriatezza prescrittiva nell’attribuzione della classe di priorità, forse per tentare di ridurre i tempi di attesa a fronte di queste criticità».
Anche Regione Lombardia è intervenuta di recente con un finanziamento di 100 milioni da destinare agli ospedali lombardi proprio per ridurre le liste d’attesa: nel Bresciano dovrebbero arrivare circa 11-12 milioni, da distribuire tra strutture pubbliche e private accreditate. Fondi per incentivare il lavoro dei professionisti in orario aggiuntivo, ma destinati solo a incrementare il numero delle prime visite da qui a fine anno su circa cinquanta prestazioni. «È comunque un segnale positivo, nel senso che si va verso il riallineamento. Ci vorrà tempo - conclude il dirigente -, ma la strada è imboccata».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
