Addio al sarto Angelo Mafezzoni, l’orologiaio dei Macc dè le ure

Aveva il laboratorio proprio sotto la torre di piazza Loggia: era stato infatti incaricato di ricaricarlo ogni giorno
Angelo Maffezzoni, scomparso a 93 anni, per tutta la vita ha fatto il sarto - Foto © www.giornaledibrescia.it
Angelo Maffezzoni, scomparso a 93 anni, per tutta la vita ha fatto il sarto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’organza non faceva per lui. Troppo delicata, come tutti i tessuti da donna. Meglio gli abiti da uomo, precisi e consistenti. Ma comunque elegantissimi. Angelo Mafezzoni era così: solido e preciso, elegante. Raffinatissimo come tutti i suoi clienti, uomini distinti che si recavano nel suo laboratorio per gli abiti su misura.

Metro sempre al collo, se n’è andato nei giorni scorsi a 93 anni lasciando una famiglia che adorava quel padre, nonno e bisnonno tanto importante per la città. Non solo per i suoi meriti sartoriali: per vent’anni Angelo Mafezzoni è stato il «temperatore» dei Macc dè le ure in Piazza Loggia.

«Il suo laboratorio era proprio adiacente ai locali di servizio dell’orologio astronomico. Nel tempo era stato oggetto di restauro, ma non funzionava mai. Per regolarlo bisognava accedere proprio dal laboratorio, quindi decise di occuparsene lui», ci racconta la nipote Monica Trainini. «Era un compito importante: prima dell’automatizzazione bisognava caricarlo manualmente ogni giorno alla stessa ora. Quando il nonno andava in ferie incaricava noi nipoti, me lo ricordo bene. Ora non è più così, ma un tempo tutto era analogico e per lui era un orgoglio».

Per Mafezzoni era stato naturale accettare di diventare il «temperatore». «Ha sempre avuto una vita difficoltosa - continua Monica -. Da piccolo era rimasto orfano a causa della guerra. Frequentò quindi l’istituto Artigianelli, dove imparò il mestiere che lo portò a trasferirsi in città, da Leno, nel 1957». Lavorava come sarto per i negozi più rinomati (come Tadini&Verza). «I clienti acquistavano gli abiti e mio nonno veniva chiamato tramite interfono. Aveva scelto di fare il sarto perché in collegio l’avevano mandato in officina come fabbro, ma aveva troppo freddo. Un amico gli disse: vieni in sartoria da me, che c’è un bel caldino! Aveva 14 anni. Da allora la sartoria fu una sua passione. Fino all’anno scorso confezionava vestiti su misura per tutti i nipoti e per i generi. Ma in realtà era un tuttofare. Cercava di aggiustare sempre tutto. Aveva sempre viti e cacciavite a portata di mano».

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