Addio a Remo Bedont un mito tra i gelatieri

Si sono svolti giovedì, nella Parrocchia di S. Maria Crocifissa di Rosa, i funerali del Cavaliere del Lavoro Remo Bedont.
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Si sono svolti giovedì, nella Parrocchia di S. Maria Crocifissa di Rosa, i funerali del Cavaliere del Lavoro Remo Bedont. Artigiano novantenne, immigrato dal Bellunese a Brescia negli anni Quaranta con i suoi quattro fratelli per sfuggire alla crisi economica, Remo crea negli anni Cinquanta la storica gelateria di via Lipella, ancora oggi punto di riferimento per palati di qualità.
La sua gelateria rappresenta l'icona di decenni di fatica e generazioni di «mastri-gelatieri» che hanno inventato, dosato, assaggiato, mescolato, riassaggiato gusti e sapori che hanno fratto la tradizione. Del Cavalier Remo resta il ricordo del suo stile, della parlata bellunese e della mitica crema oggi oggetto di brevetto da parte dei nuovi proprietari.

Bedont fu gelataio da quando aveva 13 anni e aprì la sua prima attività nel 1945-46, in via Fratelli Bandiera, coi risparmi di ore di lavoro. Erano anni in cui i gelatai andavano alla fabbrica del ghiaccio di via Spalti S. Marco alle due di notte a prendere le lastre di ghiaccio per poi pestarle col bastone. Alle sette del mattino il carretto doveva già essere al mercato a vendere. E da lì, via con a bordo i tre gusti (la sorbettiera della domenica ne conteneva quattro) a ingolosire interi quartieri con crema, cioccolato, fragola o limone.
Per questo Remo era rimasto affezionato al gelato venduto nei pozzetti anziché nelle vetrine, e lavorato nelle macchine verticali, più simili - diceva - a come si faceva un tempo a suon di braccia. Icone di un tempo trascorso, ma fisse nel ricordo affettuoso di tutti.

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