Acqua, investiti 487 milioni in 4 anni: ritocco alle tariffe per garantire qualità

La decisione dell’Ufficio d’Ambito e dei sindaci. Martedì l’esame da parte del Consiglio provinciale
Le tariffe dell'acqua subiranno un leggero aumento a partire dal gennaio 2024 - © www.giornaledibrescia.it
Le tariffe dell'acqua subiranno un leggero aumento a partire dal gennaio 2024 - © www.giornaledibrescia.it
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Nuovi depuratori e fognature, interventi sugli acquedotti e per ridurre le perdite delle reti idriche. In quattro anni, dal 2020 al 2023, investimenti per 487 milioni, di cui 66 finanziati con risorse del Pnrr, fondi propri, regionali e statali. Una mole di opere finanziata per migliorare la qualità del ciclo idrico nel Bresciano e superare le procedure di infrazione europee.

Protagonista è l’Ufficio d’Ambito di Brescia (Ato), l’ente che regola queste attività da parte degli operatori, Acque Bresciane e A2A Ciclo idrico. Gli investimenti e la gestione del servizio, secondo il meccanismo del full cost recovery, sono ripagati dalle bollette. La qualità costa. Ecco perché l’Ufficio d’Ambito ha deciso un ritocco delle tariffe dell’acquedotto, che dovrà essere approvato dal Consiglio provinciale convocato martedì 27. Un aggiornamento già annunciato nei mesi scorsi. Riguarderà le bollette dal primo gennaio 2024, rendendo omogenee le tariffe applicate da Acque Bresciane e A2A. Aumenti leggeri, che dipendono dai consumi, dal numero dei familiari, dalle aree. «Sono tariffe socialmente accettabili», commenta il direttore dell’Ufficio d’Ambito, Marco Zemello. Sono già pubblicate sul sito dell’Ato. Un esempio: una famiglia di tre persone con un consumo di cento metri cubi pagherà sui duecento euro.

Meccanismo

La tariffe si formano secondo meccanismi precisi, stabiliti da Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) per un periodo di 4 anni, tenendo soprattutto conto degli investimenti da realizzare. L’Ato è un’azienda speciale della Provincia e, secondo la specifica legge regionale, sui temi rilevanti deve sentire il parere (vincolante) della Conferenza dei Comuni. L’assemblea è stata riunita l’altro ieri dal suo presidente Giovanni Coccoli anche per discutere l’«aggiornamento biennale della predisposizione tariffaria». È mancato il quorum, avendo partecipato (da remoto) una sessantina di sindaci su 205. «A questo punto il Consiglio provinciale procederà senza il parere dei sindaci», dice Coccoli. «È stato comunque un incontro positivo - commenta - perché sono stati spiegati i meccanismi attraverso cui si forma la tariffa». Che sono oggettivi, non a discrezione. In questi anni l’Ufficio d’Ambito ha messo in atto varie iniziative per contenere il più possibile le bollette.

Risorse

Ad esempio, quei 66 milioni di investimenti citati all’inizio (frutto della capacità dell’Ato di intercettare risorse esterne) non pesano sulle tasche degli utenti. Inoltre, vengono applicati bonus che abbattono le tariffe in particolari casi di indigenza. Non solo. La tariffa di riferimento si differenzia secondo i consumi e il numero dei familiari.

Primato

L’Ufficio d’Ambito di Brescia nel quadriennio 2020-2023, afferma il direttore Marco Zemello, «ha investito 73 euro per abitante. Siamo al secondo posto in Lombardia, al primo per volume di investimenti realizzati». La dice lunga sui bisogni e sull’attivismo dell’Ato, presieduto da Aldo Boifava, per soddisfare i requisiti di qualità del servizio richiesti da Arera: dalla riduzione delle perdite nella rete idrica all’analisi delle acque reflue. Per la seconda volta nel quadriennio, dunque, l’Ato ha avuto la necessità di aggiornare le tariffe per garantire la copertura dei costi. L’entità degli aumenti (parametrati su casi e zone) si conoscerà con precisione dopo il nulla osta del Consiglio provinciale (la ratifica finale toccherà poi ad Arera).

«Le nostre scelte - afferma il presidente dell’Ufficio d’Ambito, Boifava - hanno il sostegno e l’avallo dei sindaci. È un fatto fondamentale. Ci tengo a chiarire che le regole e i meccanismi che presiedono alla determinazione delle tariffe sono precise e non dipendono da noi. Sono i sindaci - conclude - che approvano le tariffe, molto legate alla necessità di fare tanti investimenti».

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