Abbattimento cinghiali: ok della Regione, ma è scontro

Per gli agricoltori si tratta di «legittima difesa», gli animalisti pronti a bloccare l’ordinanza
Cinghiali tra le vigne e vicino alle case, tra il 2013 e il 2017 danni per quasi 2 milioni di euro - © www.giornaledibrescia.it
Cinghiali tra le vigne e vicino alle case, tra il 2013 e il 2017 danni per quasi 2 milioni di euro - © www.giornaledibrescia.it
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È uno scontro frontale che si consuma su un terreno già fin troppo battuto quello che vede contrapposti il Consiglio regionale e le associazioni animaliste. L’ultimo scontro. Al centro del dibattito ci sono la cosiddetta «emergenza cinghiali» e i tentativi per contenere la loro sovrabbondanza, che tra il 2013 e il 2017 in Lombardia ha causato danni all’agricoltura per quasi due milioni di euro.

La più recente puntata della saga risale all’11 giugno scorso, quando la Regione approva una nuova delibera che permette agli agricoltori di abbattere, anche al di fuori del periodo di caccia, i cinghiali. Si tratta di una misura in ogni caso rivoluzionaria, perché si rifà ad attività di contenimento finora riservate solo alla polizia provinciale e ai cacciatori. Basterà aver accertato danni alle colture nei sei mesi antecedenti la domanda di autorizzazione, avere la licenza di porto di fucile ed essere eventualmente abilitato alla caccia di selezione.

Gli agricoltori. Il provvedimento è stato accolto con entusiasmo da Coldiretti e Confagricoltura, che ora parlano di «legittima difesa». «Un grande risultato - sottolinea il Presidente di Coldiretti Brescia -, una decisione che arriva dopo un percorso iniziato un anno fa con la nostra collaborazione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il numero uno di Confagricoltura Brescia Francesco Martinoni: «Siamo molto soddisfatti per questa decisione perché il contenimento dei cinghiali rappresenta un elemento di sicurezza ed evita gravi danni ai raccolti agricoli, che comportano poi indennizzi a carico della collettività».

«A dimostrazione della bontà del provvedimento è il fatto che sia stato votato all’unanimità dal Consiglio regionale», chiosa l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi, proponente della misura in Regione.

E anche il consigliere regionale Gian Antonio Girelli rivendica l’ordinanza dell’11 giugno scorso: «Siamo d’accordo con misure preventive sul medio-lungo termine, ma nell’immediato servono soluzioni drastiche come questa».

Gli animalisti. Di tutt’altra opinione sono le associazioni «Lav» (Lega anti vivisezione) e «Lac» (Lega Abolizione Caccia), che stanno mettendo in campo una strenua opposizione ai decreti di volta in volta attuati. Con ricorso al Tar di Brescia, infatti, sono riuscite a bloccare fino a dicembre il «Piano Cinghiali» del 15 marzo scorso, col quale la Regione autorizzava le uccisioni dei cinghiali sul territorio provinciale.

«Siamo coscienti che esiste il problema - riferisce la presidente della «Lega Abolizione Caccia» Graziella Zavalloni -, ma oggi non c’è un’emergenza tale da dare i fucili in mano ai contadini. Invece non esiste la volontà di risolvere la situazione nel medio-lungo periodo attraverso metodi ecologici. La caccia non fa altro che aumentare il fenomeno, perché si rompono continuamente i nuclei familiari e si favorisce la proliferazione». E la Lac minaccia di impugnare anche questo decreto: «Se non sarà modificato prenderemo provvedimenti». Rolfi, però, non ci sta: «Siamo sicuri che quest’atto non potrà essere impugnato. Anzi, lavoreremo anche sull’ordinanza attualmente sospesa». Così, mentre la stagione estiva è ormai alle porte, lo scontro non sembra destinato ad esaurirsi.

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