A Pisogne la grotta delle meraviglie

L'impresa è stata più volte tentata senza successo. L'acqua è freddissima e il percorso impervio. Due giovani però ce l'hanno fatta: le luci delle loro torce sono state le prime ad illuminare la sorgente Tufere, una grotta che racchiude un mondo incontaminato fatto di stalattiti e stalagmiti antiche e molto rare nel Bresciano e in Italia.
Siamo a Pisogne, sopra l'abitato di Govine. La sorgente Tufere, conosciuta già dalla metà del 1700, alimenta l'acquedotto e viene utilizzata per produrre energia elettrica. Alto è l'interesse del Comune e della comunità di scoprire da dove arriva quell'acqua. Come grande è l'interesse di due speleo-subacquei - Luca Pederali di Castelcovati e Davide Corengia di Arosio (Como), entrambi di professione imprenditori - di affrontare l'impresa. Sì, perché di «impresa» si tratta: «Mai nessuno è riuscito a percorrere per così tanti metri la grotta», racconta il bresciano.
Preparatissimi dal punto di vista fisico e psicologico, insieme a una decina di persone del Cai di Lovere, hanno raggiunto la sorgente. «Appena entrati - racconta - il sifone sprofonda una decina di metri con un'inclinazione di circa 60 gradi. Fondamentale è prestare attenzione ai massi presenti sul fondo per non farli rotolare alla base dello scivolo. Qui si ha accesso a una piccola sala, alta 1,5 metri e larga tre. Proseguendo si incontra il primo di una serie di restringimenti che si possono affrontare solo con qualche contorsione fino a raggiungere, in un ambiente più comodo, il punto più profondo della grotta, che si trova a 13 metri. Da qui il percorso diventa in salita. Cunicoli e slarghi si alternano. A una novantina di metri dall'ingresso la prosecuzione sembra interrotta da un grande masso, ma sulla destra si trova un passaggio che scavalca l'ostacolo».
A circa 150 metri la grande scoperta: «Tra gli spruzzi e il forte flusso della cascata che lo alimenta, il sifone della sorgente termina e ha inizio la grotta aerea». Uno spettacolo si fa largo davanti ai loro occhi: «Concrezioni mai viste caratterizzano le volte - rivela Pederali -. Parlo delle stalattiti, soprattutto, e stalagmiti, che di questa bellezza e dimensione simili sono davvero molto rare in Italia. L'ambiente è popolato di niphargus, piccoli crostacei ipogei. E poi è tutto un susseguirsi di laghetti e cascate». I due sono riusciti, arrampicandosi, ad attraversarne tre: «Alla quarta non ce l'abbiamo più fatta. La corrente era troppo forte. Abbiamo intenzione di tornarci in inverno quando le condizioni saranno diverse».
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