A chi è utile veramente un chip nel cervello?

La Food and Drug Administration ha concesso a Neuralink, società di Elon Musk, l’autorizzazione a effettuare i test
Elon Musk - © www.giornaledibrescia.it
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E così la Fda-Food and Drug Administration, l’authority Usa che si occupa di regolamentare i prodotti alimentari e farmaceutici, ha concesso a Neuralink l’autorizzazione a effettuare i test per impiantare i suoi chip nel cervello umano.

Sicuramente si tratta dell’ennesimo annuncio a effetto di Elon Musk per migliorare le sue performance in Borsa e, al tempo stesso, della conferma di come la frontiera attuale sia la convergenza fra scienze della vita e tecnologie digitali. L’annuncio mostra anche chiaramente l’ambiguità della tecnologia in questione, che potrebbe risultare salvifica per tutta una gamma di problematiche e deficit (e, dunque, un’acquisizione straordinaria), ma che può anche indurre qualcuno a pensare di servirsene per «potenziarsi» – e qui entriamo in un terreno che sta tra la distopia e l’esaltata ideologia del transumano e del postumano.

Perciò la regolazione e la regolamentazione da parte dei poteri pubblici – per quanto risultino complicate – si rivelano indispensabili. Così come lo è un’opinione pubblica che discuta di questi temi (da cui il ruolo fondamentale – di nuovo, come durante la pandemia – dei media).

E, ultimo ma non ultimo, di fronte alla visione antiumanistica dell’Ideologia californiana dei boss dei colossi digitali (che, nelle loro teste, «giocano» a sostituirsi a Dio), servirebbe appunto un dibattito in seno alla società civile sulle implicazioni etiche e morali di quanto sta accadendo. 

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