A Brescia ci sono sempre meno preti: in 20 anni calo del 30%

E nel 2040 solo 212 saranno operativi. Nel 2001 vennero ordinati 14 presbiteri, sabato saranno quattro
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Paolo VI definiva i preti «atleti dello spirito», e per affrontare la vita sacerdotale esortava a «mettere le anime in assetto di ginnastica spirituale, di alacrità, di agilità». Scegliere di farsi prete non è mai stata una scelta facile, ma lo è ancor meno di questi tempi. La fotografica del clero bresciano può apparire impietosa: i preti sono sempre meno, sempre più vecchi e per di più messi all’angolo da un mondo sempre più secolarizzato. Ma i parametri della Chiesa non sono certo quelli di una società per azioni, ed ecco allora che anche la nostra Diocesi nel suo complesso non ci pensa neppure ad arrendersi, anzi. Perché se la realtà richiede sempre più impegno (la pandemia lo ha dimostrato drammaticamente), i sacerdoti bresciani non ci pensano neppure a battere in ritirata.

Le Unità pastorali sono uno degli esempi della capacità di adattarsi ai tempi

Il confronto con vent’anni fa lascia poco spazio ai dubbi interpretativi. Il 9 giugno 2001 il vescovo Giulio Sanguineti consacrava 14 nuovi sacerdoti, l’anno successivo i sacerdoti novelli erano ben 17. Da allora il mondo è completamente cambiato e con lui anche il volto della Chiesa. E così sabato prossimo saranno quattro i sacerdoti che andranno a ringiovanire il clero bresciano: don Michele Rinaldi di Marone, don Simone Toninelli di Montirone, don Attilio Vescovi di Palosco, don Filippo Zacchi di Verolanuova. Quattro nuovi preti sono certo pochi, e non certo sufficienti a garantire il ricambio generazione, basti dire che sono ben 38 i presbiteri morti lo scorso anno (un dato certo aggravato dalla pandemia), e anche nel 2020 furono sempre 4 i sacerdoti ordinati dal vescovo Pierantonio Tremolada. Basta scorrere l’annuario diocesano per rendersi conto del calo delle vocazioni, se nel 1975 erano stati ordinati ben 27 nuovi sacerdoti, nel 2009 erano crollati a 3, nel 2014 l’annus horribilis con nessun nuovo prete.

Attualmente sono circa 450 i sacerdoti in servizio attivo; fra circa vent’anni, nel 2040, i preti bresciani saranno 429, soltanto 212 quelli ancora operativi, quindi la metà avrà oltre 75 anni. Impressionante il confronto tra il presente e la situazione diocesana di vent’anni fa, nel 2000 i sacerdoti erano 918 (oggi circa 630); crollo pesantissimo per i religiosi: perché se sul fronte maschile siamo passati da 282 a 219, le suore sono invece passate da 2.308 (più 118 monache di clausura) a 870 (più 76 monache di clausura). Le case degli istituti religiosi (con una presenza molto significativa di anziani) sono state luoghi dove il Covid purtroppo ha colpito pesantemente, perché se sono stati 20 i sacerdoti morti dopo essere stati colpiti dal virus, i religiosi deceduti sono stati 108, soprattutto suore.

Preparazione. Questa l’analisi del sociologo Gabriele Ringhini: «Sorprendente per l’inattesa rapidità, è il calo, anzi il tracollo dei seminaristi, un fenomeno ritenuto tanto irreversibile da provocare addirittura la vendita del "nuovo seminario" inaugurato nei recenti anni Sessanta (oggi sede dell’Università Cattolica, ndr). Le ordinazioni, ormai al lumicino, si contano sulle dita di una mano, se va bene e non sempre ogni anno; un tempo non lontano erano mediamente attorno ai 25/30 all’anno, un numero ampiamente sufficiente per il ricambio generazionale». Anche in questo caso emblematico il confronto con il 2000, all’inizio del nuovo millennio erano 162 i seminaristi, di cui 78 in teologia; attualmente sono 35, di cui 28 in teologia. Sono quindi soltanto 7 i ragazzi nel seminario minore, ed è questo uno dei motivi (certo il principale) che ha spinto il vescovo Tremolada a chiudere la struttura. È la chiusura di un luogo fisico certo, ma anche un po’ la fine di una storia. Una storia che si rinnova per essere al passo coi tempo, per provare a sfidarli traendone frutti. A distanza di poco più di dieci anni il vescovo rivoluziona il seminario minore diocesano, ovvero quello che si occupa delle vocazioni dei giovani fino alle superiori; e lo fa appunto abbassando la serranda della struttura in via Musei, nei locali del vecchio oratorio della parrocchia di Santa Maria in Calchera. Al taglio del nastro, il 24 ottobre 2010, i giovani incamminati verso il sacerdozio erano 18.

«Ritengo che oggi l’ambito prioritario e sintetico nel quale sviluppare l’accompagnamento alla fede, e quindi una vera pastorale vocazionale - ha detto il vescovo spiegando la sua scelta -, sia quello del vissuto ordinario, in particolare quello della propria comunità ecclesiale (parrocchia o unità pastorale). Qui trovano la loro naturale convergenza l’azione dei genitori, dei sacerdoti, dei catechisti e degli altri soggetti educanti. Il contesto è quello di una fede condivisa». Il vescovo Tremolada pensa a un seminario minore diffuso, se così si può dire, a comunità vocazionali: «Penso a luoghi ben identificati sul territorio diocesano in cui riunirsi per alcuni giorni sotto la guida di una èquipe di educatori». La strada verso il futuro è certo chiaramente tracciata.

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