«A Brescia bruciati 300 milioni di euro in droga ogni anno»

Un dato riportato nell’ultima relazione parlamentare sulle tossicodipendenze nel nostro Paese che il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti
Spaccio, a Brescia vale 300 milioni
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La compravendita di stupefacenti in Italia vale qualcosa come 15 miliardi di euro all’anno, che in media vogliono dire 250 euro a persona. Un dato riportato nell’ultima relazione parlamentare sul fenomeno delle tossicodipendenze nel nostro Paese che il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, ha citato ieri sera, ospite nella trasmissione Messi a fuoco condotta da Andrea Cittadini.

«Se rapporto questi dati al Bresciano - ha detto - vuol dire che nel mio Comune ogni anno si spendono in media quasi cinque milioni di euro per drogarsi, 50 milioni in città a Brescia e 312 milioni nella nostra Provincia. Cifre spaventose che rendono lampante il grave problema che forse stiamo sottovalutando». Una piaga sociale che riguarda sempre più giovani e giovanissimi, come testimoniato Elena Tamussi, direttore sanitario dello Smi Acrobati, servizio ambulatoriale delle dipendenze che si occupa di prevenzione, cura, trattamento e riabilitazione: «Purtroppo - ha precisato Tamussi - si vedono sempre più tredicenni, dipendenti da cannabis, alcool e cocaina. Diminuisce l’età e aumenta la diffusione degli stupefacenti».

Che il Bresciano sia una piazza di spaccio importante, crocevia di tanti tipi di droga, è confermato anche dalla quantità di sostanze stupefacenti sequestrate ogni anno dalle forze dell’ordine. In trasmissione è intervenuta Linda (nome di fantasia) una testimone di giustizia che oggi vive sotto protezione: «Ho visto con i miei occhi due tonnellate di cocaina pura pronta per essere tagliata e smerciata nel bresciano. All’epoca, vendevamo morte».

A contrastare il fenomeno dello spaccio dà un contributo la Polizia locale di Brescia: «Siamo occupati su diversi fronti, dalla repressione alla prevenzione - ha detto il comandante Marco Baffa -. Riceviamo moltissime segnalazioni e ci rendiamo conto che serve un coinvolgimento pieno delle famiglie che spesso sembrano non accorgersi di quello che vivono i loro figli». «Dobbiamo fortificare i nostri ragazzi - ha quindi aggiunto Federica Di Cosimo, responsabile promozione della salute dell’Usp di Brescia - e liberarci di questo atteggiamento che ci fa sembrare normale tutto questo».

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