Bassa

Valle dell’Oglio, il gran ritorno della viticoltura

A Borgo San Giacomo due vigneti sperimentali e sei varietà di vitigni rossi. Studenti protagonisti
Obiettivo primo la vendemmia 2020 © www.giornaledibrescia.it
Obiettivo primo la vendemmia 2020 © www.giornaledibrescia.it
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Dopo 600 anni il vino torna a bagnare le terre della Valle dell’Oglio. «Un ritorno gradito e reso possibile dalla lungimiranza del sodalizio nato tra la Cassa Rurale di Borgo San Giacomo, l’Università Cattolica di Piacenza e l’Istituto Vincenzo Dandolo di Bargnano». Così il giornalista Tonino Zana, moderatore della serata, ha aperto il convegno «Impianto sperimentale della vite nella Valle dell’Oglio», tenutosi nell’auditorium dell’Istituto di credito gabianese, al termine del quale sono state consegnate agli studenti più meritevoli le borse di studio erogate dalla Cra ai figli dei propri soci e correntisti, per un valore totale di 17mila euro.

Il progetto, frutto di uno studio avviato nel 2014 e finanziato dalla Cra, si traduce in due vigneti sperimentali di circa un ettaro ciascuno: uno nei pressi della cascina Bina a Borgo San Giacomo, l’altro a pochi chilometri di distanza, accanto alla cascina Fenil Cuore di Acqualunga. «Dopo un approfondito studio del clima (caldo e umido) e del suolo (sabbioso in prossimità dell’Oglio, più argilloso allontanandosi dal fiume), la scelta è ricaduta su vitigni a bacca nera con epoca di maturazione medio-tardiva - ha spiegato il prof. Stefano Poni dell’Università Cattolica di Piacenza -. In entrambi gli appezzamenti sono state messe a dimora sei varietà di vitigni rossi: Barbera, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Marzamino, Merlot e Syrah».

Gli studenti del Dandolo usciranno dalle classi per entrare nei campi, obiettivo la prima vendemmia, prevista nel 2020. «Questo progetto affonda le sue radici nel passato, ma è proiettato nel futuro - ha proseguito Giacomo Bersini, preside del Dandolo -. I nostri studenti trasformeranno le abilità e la conoscenza in competenze sul campo». «Immaginare tra qualche anno, accanto alla coltura del mais, di rivedere filari ordinati di vite non è più frutto della fantasia, né economica, né paesaggistica» le parole di Sergio Bonfiglio, presidente della Cassa Rurale di Borgo San Giacomo. Ma la presenza della vite nella Bassa non è affatto una novità, come spiegato dal prof. Gian Mario Andrico: «È impressionante leggere, sin dal 1380, quante volte negli inventari delle proprietà terriere della nobile famiglia Martinengo di Padernello e Gabiano, è citata la possessione di viti e la produzione di vino in questa plaga».

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