Silvia, la scuola e i medici più forti del male

I gesti di concreta solidarietà raramente finiscono sui giornali, vuoi perché gli stessi protagonisti spesso sono restii a raccontarli, vuoi perché le attenzioni del pubblico si concentrano maggiormente (a torto o a ragione) sugli episodi di cronaca nera o su racconti più leggeri di cronaca rosa, a cui sono dedicate pagine e pagine di settimanali patinati.
Anche quella che raccontiamo è una cronaca «rosa», nel senso che le protagoniste sono donne: donne forti, altro che sesso debole. La storia è iniziata già nel precedente anno scolastico, all'istituto «Giovanni Falcone» di Asola, dove la quattordicenne Silvia, terminata la Media dell'obbligo a Remedello, si è iscritta a Ragioneria. Fiorite, giorno dopo giorno, le amicizie, cementato il gruppo, entusiasmo alle stelle: Silvia è tosta, una trascinatrice.
Purtroppo la «festa» è durata poco: Silvia si è accorta di un nodulo alla clavicola sinistra e la biopsia dopo il piccolo intervento ha dato un esito di quelli che spaventano: linfoma di Hodgkin. Invece di frequentare scuola ha dovuto sottoporsi subito a chemioterapia e radio al Civile di Brescia: un cambiamento radicale della vita, sua e dei familiari, che non ha tolto il sorriso e l'entusiasmo a Silvia. Nella sfortuna di «pescare» una malattia devastante, Silvia ha incontrato le giuste competenze, sensibilità e potenzialità strutturali nel reparto di Oncologia pediatrica del nostro ospedale cittadino, che, anche grazie all'Abe (Associazione bambino emopatico), è attrezzato per supportare gli studenti.
I medici e gli insegnanti che agiscono nelle corsie del reparto hanno suggerito alla ragazza di attivarsi con la dirigente del «Falcone» per consentirle di proseguire negli studi. Sono stati avviati contatti sull'asse Brescia-Remedello-Asola con Silvia sostenuta da mamma Emilia e nonna Adriana (gli uomini non hanno la stessa confidenza che si instaura tra donne). Giovanna Da Re, la dirigente del «Falcone», confrontatasi col corpo insegnante, ha attivato un progetto ad hoc, coordinato dal prof. Luigi Granata, mettendo a disposizione di Silvia strumenti per consentirle di seguire lezioni in teleconferenza e di avere a casa, una-due volte ogni settimana, una «squadra» di 6 docenti di materie prevalenti.
Al Civile cittadino altre ore di studio con i giovani in terapia e gioia corroborante, ogni giovedì, con la visita dei giocatori del Brescia Calcio, con i quali Silvia ha subito legato, confessandoci una ammirazione speciale per De Maio (non ce ne vogliano capitan Zambelli e compagni). Risultato: Silvia è stata promossa a giugno con una bella media sopra l'8.
La sua bella storia è stata scoperchiata solo quest'anno, mentre frequenta la 2ªB al «Falcone» (sempre attivo il progetto di sostegno), le terapie e lo studio al Civile, partecipando attivamente e con «sportività» sia all'attività dell'Abe che alla coinvolgente spensieratezza dei calciatori delle Rondinelle. Nella storia di Silvia è entrata ora anche un'altra «quota rosa»: la sorella Cecilia (17 anni il prossimo gennaio) che ha dato la disponibilità al trapianto di midollo ossseo, se ci sarà la necessaria compatibilità.
Roberto Ghisini
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