Bassa

Rubavano e rivendevano mezzi da cantiere: tre in manette

Furti commessi a Dello e Orzinuovi nell’autunno 2020. Nel Bresciano una delle basi logistiche
Un bobcat rubato dagli indagati e recuperato dai carabinieri - Foto Carabinieri © www.giornaledibrescia.it
Un bobcat rubato dagli indagati e recuperato dai carabinieri - Foto Carabinieri © www.giornaledibrescia.it
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Rubavano mezzi utilizzati nei cantieri edili e poi, dopo averli debitamente truccati e contraffatti in modo da renderli irriconoscibili, li rivendevano. Sul loro business nelle scorse ore è sceso il sipario. Sono stati tre gli arresti messi a segno, sei le persone complessivamente indagate. Dei nove raggiunti dalle indagini, alcuni sono di Brescia.

Ha i contorni della maxi operazione quella condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Cremona che ha portato a galla un vasto giro di riciclaggio interprovinciale, con ramificazioni non solo nel Nord Italia ma anche a Roma.

L’accusa, contestata a vario titolo ad arrestati e indagati, è furto di mezzi d’opera, il loro riciclaggio e autoriciclaggio: le persone coinvolte infatti predisponevano documenti di accompagnamento falsi, alteravano targhe e i numeri identificativi di telaio:ripulivano i mezzi in modo da poterli rivendere serenamente.

Un’indagine articolata e complessa, durata oltre un anno, e partita dal furto di alcuni mezzi d’opera nel Cremonese. Ricostruendo quegli episodi, grazie anche alla consultazione dei varchi di sorveglianza del traffico e ai vari sistemi di videosorveglianza, i carabinieri sono riusciti a identificare nel Bresciano una delle basi dove avvenivano queste operazioni illegali.

Uno dei tre arrestati infatti aveva nella sua disponibilità un’area a Brescia dove teneva in deposito per alcuni giorni i vari mezzi da cantiere fra i quali sono stati trovati anche un escavatore e un Bobcat risultati rubati rispettivamente a Orzinuovi e Dello a settembre e ottobre del 2020. L’indagine. Partendo da qui, grazie ad ulteriori perquisizioni, ma anche tenendo monitorati annunci sospetti su piattaforme specializzate, ma soprattutto grazie alla testimonianza degli indagati stessi, gli inquirenti sono riusciti a definire le dinamiche con le quali venivano effettuati i trasporti, ma anche occultati e ripuliti i mezzi rubati.

Alcuni di loro avevano anche la disponibilità di capannoni, sparsi in altre province, dove nascondere i mezzi ed effettuare le operazioni di sostituzione e alterazione di targhe e numeri di telaio. Le indagini hanno anche consentito di riscontrare i movimenti bancari relativi ai pagamenti dei mezzi effettuati da parte degli ignari acquirenti nei confronti di soggetti coinvolti invece alle attività delittuose.

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