Bassa

Radio Kiev: «Questi sono i giorni più duri per l'Ucraina»

Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana: ogni sera si collega con amici che vivono sotto gli attacchi dei soldati russi
Artificieri ucraini rimuovono i resti di un missile rimasto inesploso - © www.giornaledibrescia.it
Artificieri ucraini rimuovono i resti di un missile rimasto inesploso - © www.giornaledibrescia.it
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

Slava, che giornata è quella che ci stiamo lasciando alle spalle? (*)  

«Credo che siamo alla sessantatresima giornata, non tengo il conto e non so se ce la faremo a resistere a parlarci fino all’autunno. La seconda ondata si è intensificata. Adesso per noi è più difficile, i russi sono riusciti a colpire duramente in Donbass e ad avanzare, non avanzata decisiva. Per noi è sempre più dura. Sono i giorni più difficili. Alcune fonti dicono che i prigionieri sono stati giustiziati. Non sono fonti ucraine, sono fonti americane, dicono che sono prove che non si possono respingere e questo spinge l’Occidente ad essere più convinto ad aiutarci fino in fondo. L’Occidente non può permettere che una potenza importante come la Russia sia così non affidabile. Tornando ai combattimenti, gli ucraini faticano a resistere nel Donbass e la situazione a Mariupol è sempre più critica, i nostri civili non vogliono uscire dai bunker, non si fidano di Putin. Lui vuole uccidere. Io lo dico dal primo giorno e voi lo scrivete.  

Tanti soldi russi sono partiti in questi anni verso alcune forze politiche dell’Occidente, altrimenti non si capiscono certe posizioni a favore di Putin. Da una parte Putin paga alcuni politici in ogni parte del mondo e dall’altra parte, 100 chilometri fuori Mosca, c’è una grande miseria e le persone non dispongono neppure di un gabinetto in famiglia. I furti che avvengono in Ucraina da parte di soldati russi sono la dimostrazione della povertà del popolo. A loro è stato insegnato che tutto quello che prendono appartiene alla Russia. Hanno colpito la campagna ucraina e a chi lavorava i campi di grano hanno detto che stanno lavorando per la Russia e per la Crimea. Ho sentito che il Parlamento russo, la Duma, ha fatto leggi per rendere legittimi i furti dei soldati russi e non è vietato portare in Russia quello che è stato rubato.  

I miei amici dicono che in Odessa si sta lavorando, anche a Kiev, anche a Dnipro nonostante i bombardamenti. Gli studenti vanno a scuola. Mia mamma, ha superato il covid e non ha paura. Guardiamo la Trasnistria, aspettiamo qualsiasi attacco e siamo pronti a reagire».

(*) = la testimonianza è stata raccolta prima degli eventi che hanno segnato la serata di Kiev, con i missili russi che hanno colpito la capitale al termine della conferenza stampa di Zelensky e del segretario generale dell'Onu Guterres.

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