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Profanata tomba al cimitero di Montirone per rubare gioielli e soldi

Macabra scoperta venerdì mattina: la bara di un 28enne deceduto nel 2010 è stata estratta e scoperchiata
La cassa estratta e aperta dai ladri - © www.giornaledibrescia.it
La cassa estratta e aperta dai ladri - © www.giornaledibrescia.it
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Macabro rinvenimento venerdì mattina nel cimitero di Montirone dove, poco dopo le 8 del mattino, un anziano visitatore ha allertato il custode dell’avvenuta profanazione di una sepoltura. Nella notte tra giovedì e venerdì è stata infatti aperta una tomba e ne è stata estratta parzialmente la bara, poi scoperchiata. La salma, appartenente a un 28enne di una famiglia rom deceduto nel 2010 con il fratello 31enne sepolto a poca distanza nella medesima campata era all’epoca residente a Montirone, nel campo nomadi che dopo qualche anno fu smantellato.

La salma era probabilmente stata sepolta con gioielli o banconote come nell’uso delle comunità rom, dove il defunto va inumato come quando morì, con vestiti adeguati, gioielli o qualsiasi altro oggetto che fosse con lui al momento del decesso. E proprio questi valori, legati alla tradizione, sarebbero stati al centro dell’attenzione dei ladri. La salma apparirebbe frugata, con i panni destinati a custodire monili e gioielli abbandonati a terra. Non sono stati asportati i vestiti aggiunti nella cassa e gli altri oggetti, tra i quali creme da cosmesi e un cellulare.

Sulla vicenda indagano i carabinieri della stazione di San Zeno che, sentito il sindaco Filippo Spagnoli, hanno disposto la chiusura del camposanto e la consegna del feretro ad un’agenzia per gli adempimenti. «Molte persone sono rimaste scosse dall’accaduto. Nella zona ci sono delle telecamere che potrebbero essere utili alle indagini» ha detto Spagnoli, rassicurando i cittadini «che si tratta di un caso assolutamente isolato e a memoria senza alcun precedente».

Nello stesso tratto di cimitero, a fronte dell’area di inumazione, sono stati sepolti nel 2010 entrambi i fratelli annegati nel torrente Gandovere la notte del 24 dicembre 2010. Quella sera un terzetto di trentenni era fuggito ad un controllo dei carabinieri e dopo un inseguimento, abbandonata la macchina, non avevano esitato ad attraversare il torrente Gandovere che era in piena in quei giorni. I due fratelli furono travolti dall’acqua gelida e morirono. Del terzo uomo si persero le tracce. Ora la vicenda della sepoltura profanata.

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