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Ponte sull'A21, disagi senza fine: monta la protesta

Sono passati nove mesi da quel tragico 2 gennaio in cui in A21 si scatenò l'inferno: da allora molte attività in paese hanno chiuso
PONTE A21, LA PROTESTA A ROMA
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Per la demolizione del ponte sull’A21, teatro della tragedia che il 2 gennaio scorso ha visto un’intera famiglia francese morire carbonizzata, è bastata una notte. In sette ore, dalle 23 alle 6 di mattina, l’infrastruttura è stata abbattuta e i rifiuti portati in discarica. Se l’autostrada fosse rimasta chiusa troppo a lungo, il danno economico per la società di gestione sarebbe stato troppo elevato.

Ma quanto ci vorrà invece per ricostruire il ponte? A chiederselo è un’intera comunità, quella di Montirone che, senza più il cavalcavia è praticamente isolata dal resto della provincia. Sulla Brescia-Parma, che taglia in due il paese, prima passavano 7-8mila veicoli al giorno, clienti delle tante attività commerciali che affacciano sulla strada. Oggi è utilizzata solo dai residenti. A nove mesi da quell’incidente alcuni esercenti hanno chiuso i battenti e per tante altre aziende il danno economico comincia a diventare insostenibile.

La scorsa settimana a Milano si attendeva il via libera al progetto per la costruzione del nuovo ponte, progetto che invece è stato rispedito a Roma, al Ministero delle infrastrutture per un’ulteriore approfondimento. Un ritardo che ha fatto infuriare cittadini e commercianti, pronti a protestare pubblicamente in una manifestazione che si terrà il 17 ottobre a Montirone.

Una volta approvato il progetto infatti ci vorranno altri dieci mesi circa per la costruzione dello stesso, un tempo che non hanno molte attività commerciali. Il sindaco è già stato a Roma per chiedere di fare in fretta, ma la sensazione di impotenza è tanta per chi a questo punto si sente abbandonato dalle istituzioni.

 

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