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Pignoramento con botte: Corte d'appello ribalta il verdetto

Il vigile non deve più alla 44enne nigeriana 80mila euro; la donna condannata a 4 mesi di reclusione
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Dietrofront. La Corte d’appello ribalta il verdetto di primo grado, condanna a quattro mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale la donna inizialmente assolta e, soprattutto, annulla tutte le statuizioni civili, a partire dalla condanna al pagamento di 80mila euro di risarcimento danni inflitta dal giudice di primo grado all’agente della Polizia Locale di Bagnolo, per aver intentato una «causa temeraria».

Si è chiuso così nei giorni scorsi il processo d’appello contro la sentenza con la quale, nello scorso dicembre, il Tribunale aveva mandato assolta una donna nigeriana accusata di aver colpito un vigile, intervenuto per consentire al personale della Socov, vendite giudiziarie, di prelevare dal suo negozio alcuni mobili.

La Corte d’appello, presieduta da Massimo Vacchiano, ha trovato negli atti la prova della colpevolezza della donna. Ma ha anche ritenuto congrua la pena chiesta dal procuratore generale: 4 mesi.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la signora aveva preso a calci e ginocchiate l’agente, curato e dimesso con una prognosi di quattro giorni. Secondo la denuncia del vigile, in particolare, la donna salì sul furgone dei pignoratori, per recuperare un frigorifero. E per ottenerlo menò mani e piedi. 

Nel processo di primo grado pm e giudice ritennero che l’imputata non avesse fatto nulla di tutto ciò. E che fu accusata ingiustamente dall’agente. Di qui l’applicazione della signiticativa somma di denaro (80mila euro) come risarcimento del danno.

Una decisione che fece discutere tanto a Bagnolo Mella, quanto a palazzo di giustizia. Una decisione che, a sei mesi di distanza, è ormai solo un ricordo. Il 48enne non dovrà versare alcunché alla 44enne nigeriana.

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