Bassa

Non salda il debito: sparano un colpo al radiatore

Denunciati per minacce aggravate un 42enne mantovano e 47enne di Calvisano.
AA

Scene da Bronx. C'è lo sfondo postindustriale. C'è un debito da saldare. Ci sono i «cattivi» che lo pretendono. E salta fuori l'arma. E come da antologia a farne le spese è l'incolpevole radiatore. Un pallettone e dalla calandra un fiume di acqua e paraflu.

A fornire la scena a questa minaccia a mano armata è il parcheggio di un locale di fronte all'aeroporto Gabriele D'Annunzio. A viverla sulla sua pelle un veronese di 47enne, broker nel settore dei metalli e proprietario dell'utilitaria perforata dal calibro 12. A progettarla un 42enne mantovano imprenditore nello stesso settore, e un 47enne di Calvisano, dipendente di un'azienda siderurgica. Il primo e i secondi due si devono accordare sul pagamento dell'ultima tranche di una fornitura cospicua di metalli. Il primo, che ha già sborsato 270mila euro, deve versarne ancora 24mila e chiudere il conto.

Davanti alla cifra la trattativa si inceppa. Il grilletto del fucile, impugnato dal 47enne calvisanese, no. Chi deve pagare evidentemente non ha i soldi. Ma nemmeno il tempo di addurre le sue ragioni. Chi deve incassare l'ultima rata infatti non vuol sapere ragioni ed estrae gli argomenti più convincenti che ha a portata di mano: il fucile da caccia.
Il veronese se la vede davvero brutta, ma la peggio, fortunatamente, tocca alla sua automobile. Un colpo e il radiatore fa la fine delle botti colpite di rimbalzo nelle sparatorie del far west. «Il prossimo è per te» gli dice il creditore, che insieme al suo complice se ne va inseguito dal rivolo di acqua e antigelo che sgorga dal cofano della vettura finita nel mirino.

Il broker veronese a questo punto non può fare altro che mettere mano al telefono e chiamare i soccorsi. Gli serve qualcuno che, prima di accompagnarlo a casa, lo porti alla più vicina stazione dei carabinieri. Martedì, in serata, i militari dell'Arma di Montichiari registrano la sua denuncia. L'uomo spiega i termini dell'accordo e soprattutto indica nomi e cognomi delle persone che l'hanno minacciato. I carabinieri della Compagnia di Desenzano, guidata dal cap. Fabrizio Massimi, si presentano a casa del 47enne calvisanese e trovano il fucile che ha sparato. È regolarmente detenuto. La circostanza da sola non basta ad evitare al proprietario una denuncia per minacce aggravate dall'uso delle armi. E tanto meno un supplemento di indagini per stabilire la provenienza dei metalli dei quali pretendeva il pagamento.

pi. pra.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato