Nel verde spunta una nuova magia dello scultore Obas

Una ne pensa, cento ne fa Obas Broli, scultore naif di Verolanuova, che in queste settimane sta lavorando su due vecchi alberi secchi del paese, vicino alla zona del Castellaro. Protagonisti del suo fare arte, che punta a dare una seconda vita ad alberi che non fioriranno più, sono due fratelli fabbri del paese scomparsi due anni fa - Aldo e Dino Mor-, dai quali Obas ha lavorato dai 13 ai 19 anni. I soggetti stilizzati hanno i tipici strumenti di chi lavora il ferro come l’incudine e il martello. L’obiettivo di Broli non è però solo un valorizzare l’arte del fabbro, ma ricordare i due fratelli.
Il richiamo delle piante
Broli, 71 anni, ha sempre fatto il saldatore e da quando è in pensione ha potuto dedicarsi in modo maggiore alla sua passione nata negli anni Settanta: la scultura. Colpo dopo colpo, con martello e scalpello Obas toglie il legno in eccesso per dare respiro alla forme delle sue opere e ci racconta: «Quando comincio una scultura è perché a volte, mentre vado in bicicletta e passo davanti ad una pianta, sento come un richiamo. Proprio come nel caso dei fratelli Mor, ho come sentito le loro voci chiamarmi e dirmi di scolpire, così ho deciso di fare loro un ritratto».
L’omaggio
E non è il primo, perché Obas ha da poco finito un’altra opera di grandi dimensioni ricavata dalle radici di un albero tagliato: «Adamo ed Eva». La statua composta da più figure è una dedica al padre Michele, originario di Capovalle, che durante la Seconda guerra mondiale finì prigioniero in Australia. Qui, Broli padre realizzò un gruppo di figure in cemento (sempre i progenitori e il serpente) e Obas, guardando la vecchia foto con il papà all’opera, confessa che gli piacerebbe andare in Australia a cercarla.
Obas usa forme semplici, un po’ naif e poi tanti colori che applica alle sue creature in legno, perché essi creano uno strato protettivo dagli agenti atmosferici. Tra i vari manufatti del verolese, sparsi tra la zona del Bersaglio e altri punti di Verolanuova, ci sono la pescatrice; il braccio tatuato che emerge dal mare; l’omaggio ai vigili del fuoco di Verolanuova e a quelli americani scolpiti in un grande tronco dove si notano anche la torre dello stemma del Comune e l’angelo in volo della basilica. Da non scordare i legni secchi trasformati in San Francesco, quelli dedicati all’Ocean e ai fratelli Nocivelli, ma anche una statua di un carabiniere e di un indiano sikh. Perché Obas una ne pensa (di statue), ma cento ne fa.
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