Mille in piazza a Orzinuovi per tifare Prandelli
Kiev è a 4 chilometri da Orzivecchi, a 8 chilometri da Borgo San Giacomo, Kiev è Orzinuovi, lo stadio la sua piazza, Prandelli è nato cresciuto e ritorna qui ed ora esce da quello schermone televisivo, alla fine dei rigori, abbracciato dai mille orceani venuti qui uno ad uno, senza casino, usciti da un meriggio sfiancante, tornati dal fiume, emersi dalle stanze fresche e non fresche delle case di campagna e di paese.
Fanno mezza piazza umana, non sentono né caldo né freddo, si abbracciano e si prenotano già per giovedì contro la Germania e quelli del bar Florian giurano che sarà meglio venire qui anche domenica, contro la Spagna.
Si sono dati da fare tutti per mettere in piedi questo spettacolo di gioia, finalmente di un'estate libera per due ore dai pensieri e adesso che l'ora gira verso la mezzanotte si congratulano a vicenda e cercano gli angoli di Cesare Prandelli. Il sindaco ordina di ricordare: «Scrivilo: Prandelli è nato calcisticamente nell'Orceana, io ero presidente e a scoprirlo è stato quella brava persona di Giuliano Amico, l'ha portato alla Cremonese ed è andata bene».
Giuliano Amico è quell'elegante uomo giovane che appare in una foto dell'Orceana con Cesare Prandelli e gli altri prima che venga avanti l'antipatico Rooney e lo strafottente Carroll, prima che ci mangiamo 5 gol, prima che respiriamo l'aria del ritorno dopo il gol mancato ai rigori di Montolivo.
La settima rondine in picchiata sulla facciata della chiesa parrocchiale a fianco del grande schermo verrà in mente a tutti poiché s'infila nel cuore della piazza proprio quando De Rossi coglie il grande palo all'inizio e tutti si mettano a osservarla per dare via l'amarezza per il vantaggio sprecato. Il secondo tempo, la piazza diventa buia e la nazionale è splendida. Il sindaco Andrea Ratti, figlio di una prudenza mai vista prima su queste terre della Bassa, ripete che Balotelli geniale si annulla nella sua follia e così tiene tutti fermi sul pareggio.
Alessandro Battaglia, assessore allo Sport tiene stretta al collo la bandiera italiana e agita con il figlioletto la bandiera del Brescia. Appena spunta Diamanti, sventolano entrambe.
Da segnalare il cuore patriottico di 800 giovani su mille. Quanta attacca l'inno di Mameli e Alessandro Battaglia si alza in piedi, timidamente uno dopo l'altro cantano diritti e pare la consegna perfetta di una generazione all'altra della buona educazione civica, di un canto nostro senza timidezze o tentennamenti. Aria buona per vincere. E accade.
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