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Miguel, in bici verso nuovi mondi da salvare

A Borgosatollo in tanti ricordano il 42enne ucciso in Messico come un «cittadino del mondo dal cuore grande»
Michele Colosio, il 42enne di Borgosatollo ucciso in Messico - Foto © www.giornaledibrescia.it
Michele Colosio, il 42enne di Borgosatollo ucciso in Messico - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Miguel, nomen omen. I Romani erano convinti che nel nome di una persona fosse indicata la sua sorte. A Borgosatollo Michele Colosio era per tutti semplicemente «Miguel» ancor prima che lui intraprendesse lunghi viaggi in Sudamerica. A volte, purtroppo, il destino gioca brutti scherzi.

Miguel. La genesi di quel nomignolo risulta tutt’oggi difficile da ricostruire: probabilmente qualcuno in paese venne ispirato anche dall’assonanza con il nome di uno dei suoi idoli d’infazia: Omar Gabriel Batistuta. «Miguel so mi», ripeteva lui compiaciuto negli spogliatoi dell’oratorio, come se volesse confermare che quell’appellativo gli calzava perfettamente. E Miguel rimase per tutti.

Pierangelo Bertoli cantava che per la libertà avrebbe vinto «la paura di uscire nudo e stanco dalle mura di questo mondo piccolo e banale dove regna chi bara e chi non vale». Miguel, poco meno che trentenne, con una specializzazione infermieristica nello zaino, aveva accolto la sfida che la vita gli aveva lanciato ed è uscito senza paura dal suo piccolo borgo. «Faceva solo del bene», lamenta legittimamente mamma Daniela.

«È nato in Italia, ma è sempre stato un cittadino del mondo - ricordano gli amici della Casa de Salud Raíz del Viento, nel quartiere popolare di Cuxtitali, in Messico -. Aveva una grande rete di amicizie, grande come il suo cuore». Da diversi anni, Miguel si era unito a questo gruppo di volontari. «Il suo cuore e le sue conoscenze - aggiungono da San Cristóbal - lo avevano avvicinato alla Casa de Salud Raíz del Viento, così come a molti altri progetti sociali, convinto com’era lui che bisognasse fare comunità, senza distinzioni di lingue, confini e colore di pelle».

In sella alla sua bicicletta, spesso trainato da un fedele amico a quattro zampe, Miguel ha percorso in lungo e in largo Borgosatollo e poi il resto del mondo. Spesso con i sandali ai piedi e sempre con un sorriso stampato in volto. Aveva una franchezza - ultimamente caratterizzata da un accento spagnolo che imbastardiva il suo italiano - ironica e spiazzante nello stesso tempo. Miguel portava buonumore. «Siempre». Anche quando condivideva con te momenti tristi, come la prematura scomparsa del padre.

In paese, quando a vent’anni fu vittima di un grave incidente, lungo la muraglia del campo da calcio un gruppo di amici gli lasciò un messaggio d’affetto che finì su tutti i giornali e che lui potè leggere una volta risvegliato dal coma. Anche quel grave episodio non intralciò il suo destino. Suerte Miguel.

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