Bassa

Manga e cosplay, da Ghedi a Yokohama per disegnare una passione

Camilla Pedersini vive da quattro anni in Giappone, dove sta per laurearsi in Fashion design. «Sogno di restare qui e unire le mie due culture»
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DA GHEDI AL GIAPPONE, LA STORIA DI CAMILLA
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Il suono della voce di Camilla è talmente musicale che ci si incanta ad ascoltarla. Come se stesse facendo oscillare una culla, la giovane donna racconta la sua grande passione per il Giappone, per la sua cultura, per le persone che ci abitano. Tanto che quattro anni fa ha deciso di partire da Ghedi - anche se il babbo ha bottega in città, in via Cremona - per stabilirsi a Yokohama.

Chissà se Camilla Pedersini aveva avuto occasione di leggere il saggio del professor Pappalardo, docente a Ca’ Foscari a Venezia, Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, in cui scrive: «L’accento tonale del giapponese, chiamato anche accento melodico, musicale, intonato e di altezza, caratterizza la struttura fonologica della parola attraverso la variazione dell’altezza tonale del segnale acustico». In realtà lei, mentre racconta la sua vita giapponese, ammette di dover fare uno sforzo per pensare in italiano, la sua lingua madre.

La passione, su tutto

Insieme ai suoi compagni alla scuola di Fashion Design - © www.giornaledibrescia.it
Insieme ai suoi compagni alla scuola di Fashion Design - © www.giornaledibrescia.it

Ha iniziato a nutrire una forte passione per i fumetti giapponesi quando era ancora bambina e, da allora, non ha più smesso di disegnare, interpretare, vivere la magia del mondo dei manga. Li legge, li disegna, li interpreta con lo stile proprio della cultura nipponica. In Giappone Camilla è atterrata quattro anni fa e si è stabilita a Yokohama dove frequenta il «Yokohama Design College». A breve la laurea in «Fashion Design» e già sorride di gioia al solo pensiero che durante la cerimonia dovrà indossare il tradizionale kimono.

Come guida ha la passione e la determinazione e, da queste, non ha mai deragliato. C’erano quando ancora frequentava le scuole dell’obbligo nella Bassa bresciana, nei cinque anni per diventare geometra a Leno per non deludere i genitori ed avere un diploma «utile» per un mondo del lavoro che, in realtà, l’aveva già accolta proprio a pochi passi da casa. C’erano ed hanno avuto la meglio, guidate da coraggio e in pizzico di «sana follia».

Personaggi

Un personaggio dei fumetti della Marvel, «proxima  midnight», disegnato e interpretato da Camilla - © www.giornaledibrescia.it
Un personaggio dei fumetti della Marvel, «proxima midnight», disegnato e interpretato da Camilla - © www.giornaledibrescia.it

«Quando ancora ero in Italia ho disegnato i personaggi che ho poi interpretato nelle più importanti fiere di fumetti: unire la moda al manga è una cosa bellissima» racconta. E ci mostra l’opera d’arte tatuata sulla gamba sinistra, dal polpaccio alla coscia è un susseguirsi di colori e di racconti. «Ho unito i dieci film che mi piacciono di più dello Studio Ghibli, studio cinematografico di film d’animazione giapponese fondato nel 1985 a Tokyo da Hayao Miyazaki. Il regista è molto appassionato della cultura italiana e nei suoi film ci sono molti aspetti che richiamano il nostro Paese» racconta Camilla.

Dalla contaminazione tra differenti culture nascono idee e progetti. Di questo è profondamente convinta Camilla tanto che, nel coltivare con ostinazione la sua passione, crea sulla carta e traduce in abiti veri e propri i costumi di personaggi dei film, dei fumetti e dei cartoni animati preferiti. È la pratica dei «Cosplay», termine formato dalla fusione delle parole inglesi costume e play e che indica, appunto, l’abitudine di indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e interpretarne il modo di agire.

Millenials

Camilla, come molti suoi coetanei, è cresciuta a pane e cartoni animati giapponesi. Sailor Moon, Holly e Benji, ma anche Dragon Ball e Rossana. Cartoni che, in realtà, si chiamano «anime» e sono strettamente legati ai fumetti. Una strada spianata per Camilla e per la sua familiarità con il disegno. «Anime» è l’abbreviazione di animeshon, che in giapponese è una traslitterazione dell’inglese animation e indica i prodotti d’animazione realizzati nella Terra del Sol Levante a partire dagli anni Settanta. Se volessimo guardare indietro nella storia del Giappone, troveremmo gli antenati degli anime nelle lanterne magiche di epoca Tokugawa, risalenti dunque al XVII secolo, che proiettavano immagini in lentissimo movimento.

Magie

Come quelle che scintillano negli occhi della nostra giovane quando ci mostra i suoi disegni, realizzati su carta ma anche direttamente al computer. Ama il Giappone, ma è orgogliosa anche di altri personaggi, come quelli dei fumetti americani della Marvel o del videogioco «World of Warcraft» che le ha ispirato un Cosplay. «In Giappone si stupiscono che i loro cartoni siano così famosi anche da noi - aggiunge Camilla -. Il futuro? Spero di vivere laggiù e poter unire le due culture, anche con il lavoro. Non è facile: la pandemia ha colpito pesantemente anche il Paese del Sol Levante».

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