La spada celtica torna a casa e rilancia il museo

La comunità ha riabbracciato un importante elemento della propria storia archeologica. Si tratta della spada celtica, rinvenuta nel 1957 in località Roncagnà, lungo il fiume Mella, per molti anni custodita nei magazzini del museo di Santa Giulia.
Con il ritorno a Manerbio, nelle sala del Museo civico, la spada, verosimilmente pertinente ad un corredo tombale, entrerà a far parte del percorso espositivo del museo. Allo stesso tempo consentirà di dare avvio ad uno studio più approfondito del reperto, già esposto, seppur per un breve periodo, nel 1994. L’avvento della daga rientra tra le celebrazioni per i 30 anni del Museo, aperto nel 1986, e dà avvio al progetto «Alle radici della storia. La spada celtica di Manerbio», incentrato sulla conoscenza del patrimonio archeologico manerbiese.
Realizzato grazie a un contributo di Regione Lombardia, il progetto è rivolto in modo particolare al mondo della scuola e offre l’opportunità ad oltre mille studenti manerbiesi di svolgere gratuitamente attività didattiche incentrate sul tema dei Celti, conoscendo così i loro usi e costumi. Per il pubblico adulto sono invece previste visite guidate serali al museo e conferenze di approfondimento.
«Il percorso museale - afferma Elena Baiguera, curatrice del Museo - nasce con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la storia di Manerbio, creando un momento di aggregazione che possa coinvolgere l'intera cittadinanza, oltre che sviluppare il ruolo del museo come luogo di incontro e crescita culturale». «L’importanza di queste scoperte - aggiunge l'assessore alla Cultura Fabrizio Bosio - rimarca il ruolo di primaria importanza del nostro territorio durante l’epoca celtica. Manerbio è nota nel panorama archeologico italiano ed europeo per il rinvenimento nel 1927, alla Cascina Remondina, delle celebri falere e per quello del tesoretto di oltre 4.000 dracme padane in argento in località Gavrine Nuove (1955). I ritorno della spada, fortemente sostenuto dall'Amministrazione, è stato possibile grazie alla collaborazione con la Soprintendenza».
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