Influenza aviaria a San Gervasio, Ats: «Caso isolato»
La situazione, secondo Ats Brescia, sarebbe «sotto controllo». Mentre sono partite le operazioni di depopolamento per contenere il rischio di diffusione dell’influenza aviaria, la cui presenza è stata accertata nei giorni scorsi in un allevamento di tacchini che si trova a Casacce di San Gervasio, l’Azienda di tutela della salute di Brescia non avrebbe ricevuto ulteriori segnalazioni o accertato ulteriori casi sul territorio di competenza.
Anche per l’assessore regionale all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi, Fabio Rolfi, contattato dal Giornale di Brescia, quello bresciano risulta essere l’unico caso confermato in Lombardia. C’è il sospetto di un caso mantovano, per il quale ieri non si aveva ancora la certezza delle analisi, anche se la vicinanza col Veronese, dove si è registrato un incedere di focolai, non lascia ottimisti.
Le misure di contenimento
Tornando al focolaio bresciano, che riguarda circa 14.500 tacchini, ricordiamo che l’autorità ha disposto misure che coinvolgono gli allevamenti avicoli presenti fino a un raggio di 10 chilometri (coinvolgendo anche aziende del confinante Cremonese): è stata definita la zona di protezione di 3 chilometri e di sorveglianza di 10 chilometri intorno al focolaio. Nella prima risultano esserci 15 allevamenti avicoli, mentre nella seconda, complessivamente, circa un centinaio. Come riferito dall’Ats Brescia, in queste zone oltre alla verifica del censimento dei capi presenti, sono state impartite restrizioni alla movimentazione degli animali della specie avicola, incrementate le misure di biosicurezza negli allevamenti, sui mezzi di trasporto di animali e mangimi e impartite disposizioni per la gestione dei reflui aziendali. Il tutto per contrastare la diffusione dell’aviaria.
I sistemi di biosicurezza
Fondamentali in queste situazioni sono i sistemi di biosicurezza attivi nelle aziende: «Come Regione, in questi anni, abbiamo fatto molto su tale fronte, attraverso l’emanazione di bandi ad hoc costruiti assieme alle associazioni di categoria e riservati proprio al comparto avicolo per sostenerlo nelle biosicurezze - ha precisato Rolfi -. In questo caso va inoltre evidenziata l’azione e la prontezza dei veterinari che hanno subito puntato a creare attorno all’azienda interessata dall’aviaria il cosiddetto vuoto sanitario, ossia gli allevamenti circostanti che avevano animali a peso sono stati indotti alla macellazione dopo le doverose verifiche sanitarie e di fatto rimarranno fermi per un mese; ciò contrasta la diffusione». E sempre sul fronte della sicurezza, «il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione per un grande piano in materia: i Ministeri devono investire sulla sicurezza delle filiere maggiormente esposte a rischi - ha proseguito Rolfi -. Chiaramente azzerare il rischio non è possibile, ma lo si può contenere. Per farlo però servono appunto risorse e anche una progettazione».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
