Bassa

Il bus è pieno, studenti lasciati alla fermata senza poter salire

Un problema che si ripete da tempo creando disagi alle famiglie ma anche all’istituto Capirola
All’uscita. Folla di studenti, all’uscita da scuola, che sale sul bus
All’uscita. Folla di studenti, all’uscita da scuola, che sale sul bus
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Il problema non è nuovo. Quest’anno, però, sta assumendo dimensioni non più tollerabili. Capita spesso, troppo spesso, che gli studenti dell’Istituto superiore Capirola di Leno (ci riferiamo ai tanti di altri Comuni che arrivano a scuola in pullman), abbiamo qualche difficoltà a raggiungere l’istituto lenese. Il motivo è semplice: il pullman che dovrebbe portarli a scuola spesso passa, ma non si ferma, perché già troppo pieno, a caricare gli studenti. Altre volte passa in ritardo, altre ancora non passa proprio.

E questo non può essere, per tre motivi. Il primo è per una elementare questione di principio: avendo pagato l’abbonamento o il biglietto, i ragazzi hanno il diritto di essere portati a scuola il mattino e riportati a casa nel primo pomeriggio. Il secondo motivo è didattico: non arrivando a scuola, o arrivando in ritardo, i ragazzi non possono seguire le lezioni come i loro compagni che vengono portati a scuola in auto dai genitori o possono raggiungere le aule a piedi. Il terzo motivo è forse meno importante, ma non per questo meno seccante: tutte queste assenze e ritardi, ovviamente giustificati, costringono la segreteria ad un quotidiano surplus di lavoro.

«È una situazione oramai intollerabile - dice senza mezzi termini la dirigente scolastica Ermelina Ravelli -. Se chi gestisce la rete di collegamenti nella Bassa non sa programmare, sono affari suoi: non si può far pagare agli studenti e alle loro famiglie l’incapacità di gestire un servizio. I ragazzi pagano l’abbonamento, quindi hanno diritto ad avere l’autobus che li porta prima a scuola poi a casa».

Per non dire di altri piccoli disservizi, continua la dirigente: «Spesso, ad esempio, il sabato il pullman parte con qualche minuto in anticipo rispetto all’orario stabilito, col risultato che alcuni studenti rimangono a piedi (infatti intervengono i genitori con le loro auto…). Capita pure che il pullman si rompa durante il tragitto; e qui i ragazzi rimangono letteralmente in mezzo alla strada, in attesa di un nuovo mezzo o dei genitori che possano andare a prenderli. Le sollecitazioni e le richieste fatte nero su bianco oramai non si contano. Ma nulla è cambiato, se non in peggio…».

«Noi - chiude la dirigente -, la nostra parte l’abbiamo fatta. Nel corso degli anni, ad esempio, anche grazie ad una lunga e meticolosa campagna di sensibilizzazione, siamo riusciti a ridurre il numero dei viaggiatori a sbafo: il numero di quei ragazzi, tanto per essere chiari, che salivano sul pullman senza pagare il biglietto. Voglio dire che, fin dove possiamo, ci siamo attivati e ci stiamo attivando. Ma la gestione del servizio non dipende da noi. Ripeto: i ragazzi pagano il biglietto, quindi hanno diritto ad un servizio. Qui, invece, pagano e basta. Come dice un famoso adagio: cornuti e mazziati…».

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