D’Annunzio, lo scalo si anima di notte con Poste, Dhl e Amazon
Non chiamatelo scalo fantasma. Certo, il terminal resta una landa desolata. Nessun passeggero, nessuna coda, nessun negozio. Solo una distesa di serrande abbassate e panchine vuote. C’è aperto solo il bar da cui proviene un forte odore di caffè, sorseggiato da chi lavora nello scalo di Montichiari. In tutto quasi 200 persone. Già, perché il D’Annunzio vive di notte. E negli ultimi due anni il lavoro è di fatto raddoppiato.
«A settembre siamo stati il terzo scalo italiano per movimentazione merci» spiega con orgoglio Massimo Roccasecca, da metà 2018 alla guida dello scalo di Montichiari e di tutto il settore cargo degli aeroporti del nord-est, Brescia, Verona, Venezia e Treviso. Scordiamoci per ora i passeggeri. Ma le potenzialità del D’Annunzio nel settore cargo ci sono tutte. «E il lavoro messo in campo in questi anni sta dando frutti» continua Roccasecca.

Poste Italiane ha consolidato la sua presenza diventando il principale provider dell’e-commerce. Dhl sta crescendo: da un volo a notte si è già arrivati a tre. Il D’Annunzio ha poi sviluppato un servizio di micrologistica per Amazon che sta dando ottimi riscontri.
Risultato: uno scalo che ha sempre perso tra i 5 e i 7 milioni l’anno ora è «vicino al break even» assicura l’amministratore unico della Gabriele D’Annunzio Handling. E il lavoro è così cresciuto che «ora il nostro vero limite sono i magazzini: non abbiamo più spazio». Ci sarebbe il piano industriale che prevede 101 milioni di investimenti entro il 2030, compresi nuovi hangar e nuovi magazzini. Ma è fermo per la Valutazione d’impatto ambientale e per il via libera serviranno anni. Le soluzioni provvisorie chieste a Regione Lombardia sono state bocciate. E ora al D’Annunzio si stanno ingegnando per trovare alternative, magari sfruttando il grande terminal passeggeri oggi deserto.

La notte. A Montichiari il parcheggio dell’aeroporto inizia a riempirsi verso sera. Già nel pomeriggio scatta l’attività di micrologistica, ospitata in una tensostrutura farcita di bancali e carrelli. Qui viene effettuato lo smistamento dei pacchi per conto di Amazon (sorting): alcuni vengono caricati sugli aerei di Poste Air Cargo; altri ripartono sui camion per la distribuzione. «Siamo partiti a febbraio - racconta Roccasecca - siamo stati i primi a farlo. Ora altri scali ci hanno copiato. Vi lavorano oltre 60 persone. Se il trend di crescita proseguirà, si valuterà l’automazione». In media si gestiscono 12-15mila pacchi al giorno. Ma ora, verso Natale, c’è il picco e si superano i 25mila. Verso le 19.30 scatta l’attività di Dhl. Al colosso della logistica del gruppo Deutsche Post è stato affittato (fino a fine 2021) l’ultimo magazzino, quello nato pochi anni fa per l’attività di Silk Way Italia, compagnia poi fallita. «Dhl è arrivata un anno fa per gestire alcuni picchi - spiega Roccasecca -. L’attività si è interrotta per il Covid ed è ripresa a luglio. All’inizio era un volo a notte, ora sono tre». Due voli in arrivo, la mattina, da Madrid Grecia o Zagabria. Tre in partenza, verso l’hub Dhl di Lipsia, tra le 22 e le 23. Montichiari resta poi l’hub di Poste Italiane. Il contratto è stato rinnovato fino al 2025. Sette le rotte: Cagliari, Catania, Napoli, Palermo, Lamezia Terme, Fiumicino, Bari. Poste non vuol dire solo lettere. Anzi. Pacchi, e-commerce, Amazon. «In questo periodo arriviamo anche a 15 voli a notte».
Il primo aereo di Poste atterra alle 23. Ma è attorno all’una di notte che la pista diventa un grande polo logistico, con tutti gli aeromobili parcheggiati sulla pista e un via vai di carrelli, pacchi, container. «Questo è uno scalo essenziale per la logistica del nord Italia» assicurano gli operatori. Su questi aerei sale anche il general cargo, merce lavorata nel terzo magazzino. Ma si effettuano anche numerosi voli charter: pochi giorni fa un gigantesco Antonov 124 è decollato da Montichiari trasportando macchinari per i tamponi prodotti dalla bresciana Copan. Si replicherà il 17 dicembre. «In tutto - racconta l’amministratore del D’Annunzio - abbiamo 140 addetti, più l’indotto. Ad aprile erano 90». Altro indice che lo scalo sta crescendo. «Possiamo offrire un servizio su misura ai nostri clienti. In questi anni abbiamo creato uno zoccolo duro sul quale costruire lo sviluppo futuro». Quest’anno (gennaio-settembre) il calo nazionale è stato del 27%, Brescia è cresciuta del 33%. «Nel 2021 vogliamo confermare questi ritmi di crescita. Siamo solo a metà del lavoro. Abbiamo bisogno di operatori cargo in senso stretto. Guardo con interesse all’India. Ma abbiamo bisogno di infrastrutture e servizi anche attorno allo scalo. L’aeroporto può specializzarsi nel cargo ma non può vivere di solo cargo». Insomma, lavoro da fare ce n’è ancora. «Ma, per piacere, non chiamateci scalo fantasma».
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