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Daniela e il cancro, una lotta che passa anche dalla scrittura

«La forza per affrontare la sofferenza è in noi»: dice Daniela Bottarelli, autrice del libro «Ho riscoperto il profumo della mia pelle»
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Tre anni di lotta in poesie, per liberare su carta le emozioni di una battaglia tutt’ora in corso: Daniela Bottarelli presenta martedì alle 20.45 in biblioteca a Calvisano «Ho riscoperto il profumo della mia pelle». Era estate quando comparvero i sintomi: «Solo una grave gastrite» dissero i medici. Invece era un cancro al terzo stadio, che ancora non è sconfitto. «Cancro. Cancro. Come un disco rotto la cui melodia appare distorta», scrive Daniela nella poesia Muta, senza ammorbidire la verità. La sua scrittura è schietta e liberatoria: «Alcuni enti hanno rifiutato le mie presentazioni. Parlare di tumore spaventa», confessa. Una sorta di nascondino: come quando i bambini mettendosi le mani davanti agli occhi pensano di vincere.

Daniela, trentenne di Bedizzole, presenta il suo libro con un monologo autoironico e spesso, alla fine dell’incontro, coinvolge il pubblico in una meditazione guidata per ricordare che «la forza per affrontare la sofferenza è in noi». «Ero un’educatrice - racconta Daniela, che ha incontrato anche gli studenti dell’Università di Brescia -. Tenevo in comunità un laboratorio di scrittura, convinta da sempre che aiuti a prendere coscienza di sé. Quando mi sono ammalata ho deciso di provare a capire le mie emozioni scrivendole. Così nasce il mio libro di poesie, pubblicato ad ottobre». E non è l’unico: a dicembre è uscito il suo giallo ed il prossimo mese è il turno di «In un sussurro di vento», altri versi, stavolta d’amore.

«Ho riscoperto il profumo della mia pelle» è dedicato anche ai ragazzi della comunità, in particolare a Ruggero: anche lui ha scritto un libro, dedicandolo a sua volta a Daniela. «Nonostante la paura ho deciso di sfidare il cancro, di parlarne. Voglio guarire, essere serena, fare programmi!». Recentemente si è unita all’associazione «Dall’altra parte», formata da operatori sanitari, medici, infermieri e pazienti, che come lei vivono la malattia e che lottano per l’umanizzazione delle cure: «Servono cattedre di Umanità, non solo di Anatomia». «Per ricordarsi che in ognuno di noi c’è la forza per affrontare ogni cosa»: questa la dedica sulla nostra copia del suo libro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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