Bassa

«Controlli più accurati sulla cava Macogna»

Il comitato per il no alla discarica teme che si possa verificare quanto accaduto nella cava Inferno di Ghedi
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«Vogliamo capire se sono stati svolti controlli specifici sul materiale utilizzato per predisporre il fondo della discarica Macogna; se così non fosse chiediamo che vengano disposti con la massima urgenza».

Il comitato cittadino «No alla discarica della Macogna» resta vigile e si muove ancora chiedendo alle autorità competenti (Provincia, Regione, Ats, Arpa, Procura della Repubblica, Carabinieri e Comuni coinvolti territorialmente) lumi circa il materiale argilloso utilizzato per il fondo della discarica situata al confine con Berlingo.

I cittadini dei paesi coinvolti dal progetto della discarica temono infatti una situazione analoga a quella verificatasi nell’impianto di Cava Inferno a Ghedi, con quel materiale semi-argilloso utilizzato per creare il fondo del bacino «risultato poi contaminato da idrocarburi e metalli pesanti». 

La proprietà della discarica Cava inferno e Macogna è la medesima, la società Drr, e il comitato paventa «un modus operandi non dissimile: la preoccupazione della cittadinanza è più che legittima - sottolineano dal comitato -, in considerazione anche di quanto è già accaduto nel sito della Macogna con il conferimento di materiale non conforme alle autorizzazioni, l’avvio di un procedimento penale nei confronti della proprietà e il sequestro di quell’area del sito da parte della Procura dopo la nostra segnalazione».

Dello stesso avviso il sindaco di Berlingo Cristina Bellini, poco propensa nel credere ad un cambio di registro nella gestione della vicenda: «Condivido il ragionamento del comitato, basato su ciò che è già avvenuto alla Macogna».

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