Caterina veste di arte e creatività gli influencer di TikTok

Ha solo 26 anni Caterina Adele Michi, di origini toscane ma da anni di casa a Travagliato, brand consultant e creative director laureata in Direzione creativa e styling all’Istituto Marangoni di Milano. Un vulcano di idee, che trovano la loro realizzazione nelle mille sfaccettature del mondo dei fashion brand, la sua grande e vera passione, strizzando l’occhio anche ad ambiti diversi, perché la creatività non ha certo confini, o almeno non per lei.
In particolare negli ultimi tempi la si vede impegnata nella preparazione degli outfit di otto popolari TikToker (il termine definisce un «creator» diventato famoso grazie al social network TikTok), che vivono nel loft milanese «Defhouse», dove creano contenuti social e li diffondono a raffica in diretta, seguitissimi da milioni di follower con passaggi anche su programmi televisivi come Mtv Cribs.
Studiare i look che interpretino i messaggi che questi giovanissimi influencer vogliono dare ai loro follower significa attribuire loro ancora più forza e magari lanciare nuove tendenze di stile. Caterina, infatti, per interpretare al meglio l’immagine dei brand o delle persone di cui si occupa, cerca di entrare nella psicologia di chi si affida alla sua creatività, stabilendo un rapporto empatico che parte addirittura dal tono della voce. Una capacità che la vede stylist di vari artisti, insieme al suo compagno pure lui consulente d’immagine Davide Turcati. I due hanno infatti lavorato con Fabri Fibra, Alessio Bernabei, Mondo Marcio, Luchè, Geolier, Mr Rain, Doll Kill e molti altri, che la scelgono proprio per la sua capacità di entrare in assoluta sintonia.
Proprio per non farsi mancare nulla Caterina ha dato vita a «40ine collage», un progetto il cui nome rimanda alla quarantena, il periodo in cui si è scatenata la sua vena artistica e che l’ha vista realizzare collages fruibili da musicisti, brand e influencer tra cui Tommy Kuti, Helen Nonini e Fabri Fibra. Collages dall’impatto visivo molto potente che richiamano l’iconografia punk inglese senza trascurare il suo bagaglio culturale italiano. Insomma questo anno di lockdown più o meno totale le ha dato «una spinta assurda - dice -, perché anche i piccoli brand hanno dovuto ricorrere ai social, con campagne vendita online. E la mia figura è diventa quasi indispensabile per aiutarli a catturare l’attenzione di potenziali clienti».
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