Cartucce, trappole e uccelli imbalsamati: bracconiere nei guai
Tutto è partito da un campo di mais «attrezzato» con reti per catturare volatili e con un amplificatore per riprodurre i canti degli uccelli, un fonofil. Una storia di bracconaggio che è sfociata con perquisizioni e sequestri.
Il tutto è partito da una segnalazione e dai relativi appostamenti condotti dalle Guardie volontarie provinciali. I pedinamenti hanno poi dato il via a un’indagine più complessa e articolata che ha coinvolto anche i Carabinieri della forestale. A finire nei guai è stato un agricoltore di 63 anni di casa a Leno: l’uomo, colto sul fatto, ha inizialmente ha negato un proprio coinvolgimento spiegando alle guardie ittico venatori e ai militari di non sapere nulla di quelle trappole. A tradirlo però sono stati i volatili morti che aveva nascosto nelle tasche.
Da qui sono scattate poi le varie perquisizioni nella cascina dove vivono i genitori del 63enne e nella sua abitazione privata, sempre a Leno. L’uomo nascondeva un vero e proprio tesoretto: circa 2.500 cartucce, munizioni per cinghiali mai denunciate, così come illegale era anche la collezione di oltre un centinaio di uccelli imbalsamati, quasi tutti specie protette come l’airone cenerino e il picchio muraiolo. E ancora due fonofil, una pistola ad aria compressa di proprietà di un amico; gabbie trappola per pettirossi e per finire coralli e spugne.
La lunga sfilza di denunce comprende, fra le altre anche l’uccellagione e la detenzione illegale di uccelli. Le indagini non sono ancora concluse, le forze dell'ordine infatti stanno seguendo altre piste per cercare di mettere la parola fine a un sistema di bracconaggio che, pare, abbia messo profonde radici nella Bassa.
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