Bassa

Carpenedolo, si inabissa con la ruspa nel laghetto

Nell’invaso ricavato da una vecchia cava di ghiaia i sommozzatori cercano il corpo di Giuseppe Boselli
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L’hanno cercato per ore nel buio della notte squarciato dalle fotoelettriche. E hanno proseguito anche questa mattina. Il Giuseppe Boselli è con ogni probabilità là sotto, nel laghetto dell’ex cava di ghiaia in località Sant’Apollonia. Inabissato con l’escavatore, ghermito dalle acque che dalla tarda serata di ieri i Vigili del fuoco hanno iniziato a scandagliare.

Giuseppe Boselli, classe ’56, del casato dei «Granatì», è precipitato nella vecchia cava, ch’era stata avviata dal padre Luigi e successivamente divenuta postazione di pesca sportiva conosciuta con la denominazione - ironia della sorte - di laghetto Sereno, proprio nei pressi dell’abitazione di famiglia. La tragedia pare non aver avuto testimoni: la moglie Anastasia Treccani, non vedendo arrivare il marito per l’ora di cena - erano le 19,30 circa - si è avviata verso la ex cava sapendo che Giuseppe doveva essere nei pressi. Non avendo ricevuto risposta, e non sentendo motori accesi di macchine operatrici (l’azienda di famiglia si occupa di movimento ghiaia e sabbia) ha scrutato attorno ai laghetti e ha visto emergere dal primo bacino una parte di una ruspa. Ha pensato subito al peggio e, col cuore in gola, ha dato l’allarme.

Sul posto sono arrivati a più riprese i carabinieri della locale stazione, le ambulanze di 118 e Croce Bianca, i Vigili del fuoco con il reparto sommozzatori, autobotte e camion con possente gru, poi un altro equipaggio di sommozzatori con la dotazione di potenti fasci di luce. In tutto, almeno una ventina di persone impegnate. Anche il sindaco Gianni Desenzani si è recato sul luogo dell’incidente.

Purtroppo la ricerca del corpo di Giuseppe Boselli si è rivelata laboriosa e irta di difficoltà sia per la profondità dell’ex cava (ben oltre i 10 metri) sia per la melma che intorbidisce tutto appena l’acqua si increspa; una volta arrivata l’oscurità, le ricerche si sono fatte ancor più difficili, aumentando se possibile l’angoscia dei congiunti, in particolare della moglie e dei figli Luis Antonio, che nel lavoro segue le orme del padre ed abita nella stessa casa, e Stefania.

La dinamica più accreditata, secondo le prime ricostruzioni, pare così riassumibile: Giuseppe dev’essere arrivato innanzi al cancello che delimita la ex cava; sceso dalla ruspa per aprire e chiudere il cancello, con la stradina abbastanza in pendenza, forse ha visto muoversi pericolosamente il pesante mezzo. È probabile che abbia cercato di balzare sulla ruspa per fermarne la corsa e impedire che precipitasse nel laghetto. Putroppo invano.

Roberto Ghisini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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